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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su thailandia

Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

Il benefattore che entrò nella sua vita come un cavaliere dall’armatura scintillante offrendole tutto ciò che lei desiderava era proprio un principe, benché di grado minore, un momrajawong, rampollo di una lunga stirpe nobiliare che aveva servito il Paese in vari incarichi ministeriali. Khun Chai Noi aveva poco più di vent’anni e aveva studiato in America. Dopo la laurea aveva passato altri due anni a New York facendo stage in varie società di produzione cinematografica. La sua ambizione era fare cinema nel proprio Paese, dove gli sembrava ci fossero infinite possibilità che aspettavano solo di essere colte, abbondanza di materiale per le trame che aveva in mente e ricchezza di nuovi talenti. Voleva produrre film che diventassero successi sia di botteghino sia di critica. Sentiva che l’industria cinematografica thai, con il suo aiuto, sarebbe diventata adulta.

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Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag

Quando tornai in Thailandia alla fine degli anni Novanta, il paese era in un caos peggiore del solito a causa del crollo dell’economia asiatica. Ero stato via per quasi quattro anni e mi ero ormai abituato alle strade ordinate di Melbourne. Non volevo lasciare l’Australia e tornare nella caotica città in cui ero nato, ma la mia borsa di studio si era esaurita senza che mi fossi laureato e le mie prospettive erano tutt’altro che rosee. Mio padre era malato; un fatto che mia madre continuava a sottolineare. Erano impazienti che tornassi per dare il mio contributo alla società thailandese, che ai loro occhi stava per essere radicalmente trasformata, di nuovo, ma quella volta per via della situazione economica. Avevano partecipato al movimento studentesco a metà degli anni Settanta e restavano aggrappati a qualsiasi ideale scampato al naufragio di quella breve fioritura di democrazia. Mi avevano cresciuto facendomi capire che si aspettavano di vedermi proseguire dal punto in cui loro avevano lasciato. Avevano detto che era la mia occasione per farlo.
Tornai malvolentieri e trascorsi i primi mesi vivendo con i miei genitori, aiutando ad accudire mio padre, evitando i tentativi di mia madre di trovarmi un lavoro e sentendomi in colpa perché non ero in grado di mantenermi. Mi impegnai seriamente a far rivivere l’idealismo precario della mia giovinezza, riuscendo a convincermi che risvegliando la coscienza collettiva sarebbe stato possibile promuovere il tipo di cambiamenti cruciali per il futuro della Thailandia, il tipo di cambiamenti che i miei genitori sembravano ansiosi di vedere prima di morire. A tale scopo mi dedicai al giornalismo e iniziai a scrivere sulla crisi nazionale e sulle ingiustizie nella nostra società. Non ero ambizioso. Salvare la Thailandia non era nei miei programmi. Volevo solo dare un contributo decente. Ma non avevo previsto l’indifferenza che avrei incontrato. Né mi ero reso conto di quanto era difficile vivere in una città in cui mi sentivo come un attore: recitavo una parte che era stata scritta per me, non quella che avevo scelto o che avrei potuto scegliere.

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Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

All’età di quarantun anni Marisa emerse dal suo anno sabbatico come una persona diversa, con un nuovo look più discreto e un atteggiamento che non poteva sfuggire a chi la conosceva. Nonostante il viso fosse un po’ più pieno, era sempre bella e poteva passare per una donna sui trent’anni. Le malelingue dissero che si era rifatta il seno e che il suo nuovo look era dovuto a un personal stylist australiano che chissà quanto le era costato. Ma in generale concordavano tutti nel dire che non era mai stata così elegante e che il risultato della trasformazione era splendido.
Era come se la ragazza della porta accanto che aveva vissuto una favola fosse cresciuta. Invece di abiti appariscenti, ora indossava tailleur pantalone ben tagliati. Via collane e braccialetti d’oro, ora sfoggiava diamanti e solo in occasioni speciali. Aveva sostituito l’auto sportiva con un modello più sobrio. I lunghi capelli erano stati tagliati corti e le davano l’aspetto impeccabile e scattante di una donna attiva capace di guardare avanti. La sua immagine era stata radicalmente trasformata. Non era più un bell’oggetto in mostra ma il pezzo raro di una collezione visibile solo per appuntamento.

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Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag

«Ci sono casi di Alzheimer nella sua famiglia?»
Clare esitò a rispondere, non perché non ricordasse, ma perché il ricordo era carico di dolore.
«Sì», disse alla fine, con una lieve sfumatura di vergogna, «mio padre».
«Ah. A quanti anni?»
«Sessantadue» rispose. Troppo giovane.
«Quasi la stessa età che ha lei adesso…».
L’espressione del medico lo tradì.
Sì, lo so, pensò lei. Si chiama insorgenza precoce. Ero con lui. Ho convissuto con il suo panico e il suo coraggio.
Aveva visto la compassione sui volti degli amici di suo padre, e dei loro parenti, che alla fine smisero di andarlo a trovare. Era troppo sconvolgente vedere quell’uomo, un tempo cordiale ed estroverso, dimenticare dove si trovava, dimenticare i loro nomi, dimenticare se stesso. E adesso era lei a trovarsi all’inizio di quel viaggio.
«Qualsiasi cosa accada, la vita continua». Mentre le stringeva la mano per congedarla, il medico cercò di rassicurarla.
Per un momento le venne voglia di dargli uno schiaffo per quell’osservazione così banale da risultare offensiva e dirgli: «Non mi tratti con condiscendenza». Ma si trattenne.
«Sì, suppongo sia così», rispose.

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Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

Quando Eduardo la scaricò, Marisa si sentì umiliata come chiunque sia stata presa in giro, indotta a credersi oggetto di un amore speciale e di devozione quando invece era solo un costoso giocattolo che ormai non divertiva più. Per tre anni aveva fluttuato come in un sogno, con la vaga idea che alla fine avrebbe lasciato Bangkok e il mondo a lei familiare per cominciare una nuova vita in Europa. Non aveva mai e poi mai dubitato dei sentimenti di Eduardo. Aveva rifiutato parti che le erano sembrate inadatte e accettato sempre meno inviti ad apparire in televisione. Dentro di sé sentiva che il piccolo, pettegolo mondo thai dello spettacolo le stava stretto. Era pronta per un palcoscenico più grande. Non vedeva l’ora di una nuova vita in una nuova terra e di reinventarsi in qualunque cosa desiderasse. Ma dopo lo shock di ritrovarsi abbandonata e sola ancora una volta, il brusco ritorno alla realtà le rivelò tutte le crepe nelle sue difese.

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Tew Bunnag sulla morte di Re Rama IX

In un più ampio articolo pubblicato da Pagina99 di Massimo Morello sulla morte di Re Rama IX, il sovrano tailandese recentemente scomparso, viene inserito un intervento di Tew Bunnag, autore con Metropoli d’Asia di Il viaggio del Naga e Cortina di pioggia. La sua opinione è che si entrerà in un’epoca di incertezza e fragilità, essendo venuta a mancare una figura paterna che infondeva sicurezza.


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Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag

La situazione in cui ci troviamo ci ha obbligati a tornare al presente e a una semplicità che avevamo dimenticato. Ha fatto anche avvicinare ulteriormente i pochi di noi rimasti in questo edificio. Siamo circondati costantemente da morte e incertezza. Penso che dalla condivisione di questa situazione difficile sia sorto qualcosa di positivo e mi ritrovo a chiedermi: l’alluvione, terribile com’è e con tutte le sofferenze che ha portato e porterà, può davvero rappresentare l’eliminazione di tutto ciò che è marcio in questa città, la fine del ciclo di consumismo aggressivo e avidità che ci hanno divisi? Può promuovere un senso di comunità e collaborazione che farebbe una differenza sostanziale nella nostra società? Posso solo pregare che sia vero.
Circondato da tanta incertezza, non sono più preoccupato per la precarietà della mia salute. Non ho più così tanta paura di morire. Spero che questo coraggio duri fino alla fine.

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Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

Ma un pomeriggio, sul finire della stagione delle piogge, tutto cambiò. Le telefonò chiedendole di raggiungerlo subito in ambasciata. Non l’aveva mai fatto prima ed era ancora più inconsueto perché si sarebbero dovuti incontrare solo poche ore dopo, per la cena. Disse che non poteva spiegarsi al telefono, lasciando Marisa in uno stato d’animo di vaga aspettativa mentre procedeva nel traffico verso l’ambasciata. Pensò perfino che lui fosse impaziente di vederla perché la desiderava. Ma quando arrivò sul posto e fu accompagnata in una saletta da un compassato funzionario, capì che c’era qualcosa che non andava. Eduardo entrò ma non la baciò. Poi, senza preavviso, lisciandosi la barba ben curata e girando intorno a un tavolo di marmo come se fosse sottoposto alla pressione di una grave crisi diplomatica, dichiarò che non potevano più vedersi, che a breve avrebbe lasciato Bangkok, che lei avrebbe dovuto portare via subito tutte le proprie cose da casa sua. Disse che gli dispiaceva, ma non spiegò in alcun modo il suo comportamento.

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Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag

Mangiamo finché c’è luce. Durante queste cene mi riferiscono le notizie che hanno sentito alla radio o i pettegolezzi locali. Aspetto con ansia questi incontri quotidiani. Per fortuna, nonostante nessuno di loro tocchi alcolici, non sono infastiditi dal fatto che io mi porti il mio bicchiere di whisky. Normalmente ci separiamo subito dopo aver finito di mangiare. A volte però uno di loro inizia a parlare, ricordando eventi di prima dell’arrivo dell’inondazione, come se sentissero il bisogno di restare legati a un passato che sta scomparendo. Li ho già sentiti quasi tutti, ma mi stupisce il modo in cui riescono a continuare ad aggiungere particolari ai loro ricordi. Mi accorgo sempre di più che le loro storie irrompono nella mia mente e si mescolano con le mie reminescenze delle cose successe, di quelle che sarebbero potute succedere e di altre scivolate fuori da tempi remoti. Così l’acqua dissolve i confini tra le nostre realtà separate. Trasportate dalla stessa corrente, le nostre esperienze stanno iniziando a fondersi in una massa informe.

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Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

Con Eduardo B. era diverso. Probabilmente, se si fossero incontrati quando lei era più giovane, Marisa non ne sarebbe stata per niente impressionata: era un tipo tranquillo, senza pretese, diverso dagli uomini che aveva conosciuto. Durante la loro prima conversazione non lo trovò attraente né interessante, solo un altro farang dall’aria persa e intimorita a Bangkok. Non aveva nulla da offrirle se non un aspetto passabile – capelli sale e pepe, baffi curati, abbronzatura mediterranea – e modi eleganti da gentiluomo europeo. Lei, invece, l’aveva ovviamente colpito e la sua insistente attenzione la lusingò in una fase della vita in cui non si sentiva sicura di sé. Pian piano permise a se stessa di farsi sedurre dal suo charme, finché un giorno si svegliò e scoprì che se ne era innamorata. Questo la spaventò e allo stesso tempo le fece piacere perché, a dispetto dei ruoli romantici che aveva interpretato al cinema e in televisione, non aveva mai pensato che avrebbe provato l’inebriante esperienza di innamorarsi per davvero.

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