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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su libri

Da I miei luoghi, di Annie Zaidi

Le porte di una «resa» benevola erano state sbarrate più o meno nel 2004. L’allora ispettore capo della polizia, Sanjay Rana, mi disse categoricamente che ai Gadariya non sarebbe più stata concessa la possibilità di negoziarne i termini. Sarebbero stati arrestati, oppure uccisi durante uno scontro a fuoco.
Il massacro di Bhanwarpura, in cui tredici Gujjar erano stati sequestrati all’alba, legati mani e piedi e uccisi a sangue freddo, aveva scosso le coscienze. Il consenso dell’opinione pubblica calava sempre di più.
Eppure non era una questione semplice, un mucchio di criminali che uccide un gruppetto di contadini indifesi. In India, niente è mai così semplice. Le vittime erano perlopiù Gujjar, una comunità in posizione relativamente dominate nella regione, seconda solo ai Thakur in quanto a terre, denaro e potere. Molti uomini di loro portano armi e si spostano a cavallo più per status symbol, che per necessità. Il 70 per cento delle armi della fascia del Chambal sono in effetti di proprietà di Gujjar e Thakur. I Gadariya, al contrario, sono poveri caprari. Non hanno peso politico, e pochi di loro posseggono armi.

Da I miei luoghi. A spasso con i banditi e altre storie vere, di Annie Zaidi

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Xiaolu Guo sul manifesto

Un articolo di Simone Pieranni sul manifesto mette a confronto Xiaolu Guo, scrittrice e regista, e Zhu Xiao-Mei, pianista. Unite da un’origine comune nel sud della Cina, entrambe hanno raccontato le proprie vite rispettivamente in I nove continenti, Metropoli d’Asia, e Il pianoforte segreto, Bollati Boringhieri. Le loro biografie ci fanno comprendere le mutazioni della storia cinese più recente.

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Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

All’età di quarantun anni Marisa emerse dal suo anno sabbatico come una persona diversa, con un nuovo look più discreto e un atteggiamento che non poteva sfuggire a chi la conosceva. Nonostante il viso fosse un po’ più pieno, era sempre bella e poteva passare per una donna sui trent’anni. Le malelingue dissero che si era rifatta il seno e che il suo nuovo look era dovuto a un personal stylist australiano che chissà quanto le era costato. Ma in generale concordavano tutti nel dire che non era mai stata così elegante e che il risultato della trasformazione era splendido.
Era come se la ragazza della porta accanto che aveva vissuto una favola fosse cresciuta. Invece di abiti appariscenti, ora indossava tailleur pantalone ben tagliati. Via collane e braccialetti d’oro, ora sfoggiava diamanti e solo in occasioni speciali. Aveva sostituito l’auto sportiva con un modello più sobrio. I lunghi capelli erano stati tagliati corti e le davano l’aspetto impeccabile e scattante di una donna attiva capace di guardare avanti. La sua immagine era stata radicalmente trasformata. Non era più un bell’oggetto in mostra ma il pezzo raro di una collezione visibile solo per appuntamento.

Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag

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I nove continenti segnalato da PDE

Sul sito del distributore dei libri di Metropoli d’Asia Promozione Distribuzione Editoriale (PDE) viene proposto tra le letture estive  I nove continenti, a opera dell’autrice Xiaolu Guo.

E a proposito di Cina. Quanta storia e quanta geografia si nascondono nel nuovo libro di Xiaolu Guo, I nove continenti (Metropoli d’Asia)? Xiaolu Guo è una delle voci più interessanti della nuova letteratura cinese. Da alcuni anni si è trasferita a Londra e la sua prosa è un vero ponte letterario, culturale, mentale tra culture tanto diverse.

(continua a leggere sul sito di PDE)

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La Cina sono io su Scaffale cinese

In un articolo dedicato ai libri su piazza Tienanmen, Scaffale cinese propone anche La Cina sono io, di Xiaolu Guo, pubblicato da Metropoli d’Asia.

Uscito in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di piazza Tian’anmen, il libro racconta la storia d’amore tra Jian, musicista punk di Pechino incarcerato e allontanato dalla Cina, e Mu, aspirante poetessa che, non avendo più sue notizie da tempo, entra in contatto con un direttore di una casa editrice inglese a cui consegna lettere e diari scritti da lei e Jian, nella speranza di ottenere qualche informazione.

(continua a leggere su Scaffale cinese)

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Da La ragazza del karaoke, di Claire Tham

«Non so cantare», mente Ling, anche se in realtà ha una voce cristallina e intonata.
«Ma certo che sì», risponde la donna, imperturbabile.
«In un….».
«Lounge bar. A Singapore».
«A Singapore?» ripete Ling, sbalordita. Non è mai uscita dalla Cina. È stata una volta a Pechino e a Macao e due a Shanghai. È come se la donna le avesse offerto di volare fin sulla luna.
«Ti pagherò. Molto più di quanto guadagni adesso, questo è certo. Che lavoro fai?»
«Assistente di laboratorio».
«Con il tuo aspetto… in un laboratorio sei sprecata».
«È un buon posto».
«Ma non ti basta».
«E lei come lo sa?»
«Conosco le ragazze come te».
«Ah sì?»
«Tu vuoi di più».
«Non sono uno stereotipo».
La signora Fung la guarda per un istante. «Mai detto che lo fossi».

Da La ragazza del karaoke, di Claire Tham

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Da I nove continenti, di Xiaolu Guo

«Come?» ha urlato la mia povera madre. «Hai appena partorito?»
«Sì. È mezza cinese e mezza occidentale».
«Santo cielo! Eri incinta?»
Dopo qualche secondo di silenzio da parte sua, ho pensato che, se non altro, forse avrebbe chiesto quale fosse il nome della bambina, e invece ha detto: «Pensi di tornare per la festa del Qingming?».
Qingming è un giorno di aprile in cui rendiamo omaggio ai defunti. Puliamo le loro tombe, bruciamo incenso e preghiamo. Io non rispondevo, stavo solo a sentire i suoi singhiozzi arrabbiati attraverso il telefono.
«Dovresti tornare! Non sai neanche dov’è sepolto tuo padre! Voglio spostare le ceneri di tua nonna dal villaggio e metterle vicino a tuo padre. La tua presenza sarebbe opportuna».
Stavolta, ho pensato, non ho scuse da opporre. Nessuna. Potrei andare a chiudere definitivamente i conti in sospeso. Sono solo dodici ore di volo, posso farcela. Durante tutta la mia vita adulta ho evitato il più possibile di tornare nella mia casa d’infanzia. Shitang, il paesino di pescatori nel quale sono stata testimone della povertà e della depressione dei miei nonni, è un luogo che ho finito per detestare. Wenling, dove ho trascorso l’adolescenza, culla dei miei rapporti travagliati con le autorità, mi ripugnava. Quando nel 1993 me ne sono andata per studiare a Pechino, ho promesso a me stessa: è finita, in questo buco soffocante non ci torno più. Dieci anni dopo, quando ho lasciato la Cina per l’Inghilterra, mi sono detta: d’ora in poi, basta lavaggi del cervello ideologici. Non mi lascerò intralciare dalle mie putride radici contadine. Ora però è giunto il momento di affrontare il passato.

 Da I nove continenti, di Xiaolu Guo

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Rassegna stampa estera su I nove continenti

Alcuni articoli della stampa estera per la versione inglese di I nove continenti, di Xiaolu Guo, da poco uscito per Metropoli d’Asia:

New York Times

The Guardian

StarTribune

Brigitte

The Times


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Da Verso Nord. unonoveottootto, di Han Han

Ricordo che a un certo punto, non so perché, lei si era voltata per andarsene, forse infastidita dalla mia insistenza. Allungai il braccio, come per trattenerla, benché ci separassero decine di metri, e oh! scivolai giù.

Ho dimenticato la sensazione della caduta libera. Il tempo di un respiro e piombai sui materassini, tra urla e schiamazzi, ma con il buio dell’impatto negli occhi. Finii tra due materassini, quindi sulle cartelle, poi mi beccai l’angolo di un libro sul pisello, un male! Era uno zaino giallo dei Cavalieri dello Zodiaco, con il mio idolo, Phoenix! Sopportando il dolore, tirai fuori il libro che mi aveva colpito, era un sussidiario di una classe superiore che rinfilai nello zaino, calcandolo dentro, mentre Phoenix mi fissava, dico davvero: ci parlavamo con gli occhi. Dopo di che le voci intorno si fecero vaghe e provai un senso di costrizione al petto e allo stomaco. Gli insegnanti corsero da me, battuti sul tempo dal maestro Liu e dalla coordinatrice, che mi presero tra le braccia chiedendo, concitati: «Cosa stai dicendo? Parla più forte. Cosa hai detto? Parla più forte, parla più forte».
Esaurii le forze che mi restavano in corpo per pronunciare una parola; l’avevo detta perché arrivasse alla bambina, era la voce del mio profondo. Nella mia testa c’era solo lei. Era la prima volta che provavo l’estasi dell’amore e grazie a quella ragazzina avevo annientato il dolore fisico. Esanime, mormorai più volte quella parola, aggrappato al colletto della coordinatrice: «Phoenix».

Mi risvegliai nell’ambulatorio, accanto a una copia di «L’eco locale», il quotidiano del Centro culturale della nostra città che in quarta pagina aveva un titolo sensazionale: «Alunno delle elementari di Tingxinxiang si arrampica sull’asta della bandiera. L’intero istituto accorre in suo aiuto».

Da Verso Nord. unonoveottootto, di Han Han

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I nove continenti segnalato su Internazionale

Il settimanale Internazionale ha tradotto una recensione di I nove continenti, di Xiaolu Guo, da poco uscito per Metropoli d’Asia, apparsa sul Christian Science Monitor. L’articolo ricorda la struttura dell’opera e il suo carattere biografico, nel viaggio attraverso i primi quarant’anni di vita dell’autrice.

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