La mattina sono andato di buonora al mercato delle pulci. Ho girato a lungo prima di trovare qualcuno che se ne intendesse. Era un tale con il volto scavato, i capelli bianchi e gli occhiali da presbite; dallo sguardo sembrava una persona onesta. Speravo facesse la stima, pagasse e arrivederci. Dopo aver esaminato il pezzo, è ammutolito. Ho domandato qual era il valore. Ha balbettato come per parlare, ma ha desistito ed è rimasto a fissarmi imbarazzato. Quando l’ho sollecitato, ha chiesto: «Secondo te, ragazzo?».
«Sono io che lo chiedo a te, sei tu l’esperto».
Ha sfiorato il Buddha con il pollice: «Per essere giada, è giada, ma è un tantino torbida».
«Quindi?»
«Cinquecento».
Mi sono ripreso il Buddha: «Comprati gli spaghetti precotti con i cinquecento yuan».
Da E adesso?, di A Yi
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Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag
Quando tornai in Thailandia alla fine degli anni Novanta, il paese era in un caos peggiore del solito a causa del crollo dell’economia asiatica. Ero stato via per quasi quattro anni e mi ero ormai abituato alle strade ordinate di Melbourne. Non volevo lasciare l’Australia e tornare nella caotica città in cui ero nato, ma la mia borsa di studio si era esaurita senza che mi fossi laureato e le mie prospettive erano tutt’altro che rosee. Mio padre era malato; un fatto che mia madre continuava a sottolineare. Erano impazienti che tornassi per dare il mio contributo alla società thailandese, che ai loro occhi stava per essere radicalmente trasformata, di nuovo, ma quella volta per via della situazione economica. Avevano partecipato al movimento studentesco a metà degli anni Settanta e restavano aggrappati a qualsiasi ideale scampato al naufragio di quella breve fioritura di democrazia. Mi avevano cresciuto facendomi capire che si aspettavano di vedermi proseguire dal punto in cui loro avevano lasciato. Avevano detto che era la mia occasione per farlo.
Tornai malvolentieri e trascorsi i primi mesi vivendo con i miei genitori, aiutando ad accudire mio padre, evitando i tentativi di mia madre di trovarmi un lavoro e sentendomi in colpa perché non ero in grado di mantenermi. Mi impegnai seriamente a far rivivere l’idealismo precario della mia giovinezza, riuscendo a convincermi che risvegliando la coscienza collettiva sarebbe stato possibile promuovere il tipo di cambiamenti cruciali per il futuro della Thailandia, il tipo di cambiamenti che i miei genitori sembravano ansiosi di vedere prima di morire. A tale scopo mi dedicai al giornalismo e iniziai a scrivere sulla crisi nazionale e sulle ingiustizie nella nostra società. Non ero ambizioso. Salvare la Thailandia non era nei miei programmi. Volevo solo dare un contributo decente. Ma non avevo previsto l’indifferenza che avrei incontrato. Né mi ero reso conto di quanto era difficile vivere in una città in cui mi sentivo come un attore: recitavo una parte che era stata scritta per me, non quella che avevo scelto o che avrei potuto scegliere.
Da Cortina di pioggia, di Tew Bunnag
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I nove continenti nell’”oroscopo” del Fatto Quotidiano
Nella rubrica La Libromante su Il Fatto Quotidiano è stato citato I nove continenti, ultimo libro di Xiaolu Guo pubblicato da Metropoli d’Asia.
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Segnalazioni per I nove continenti
Articoli dalla stampa e dal Web che hanno parlato di I nove continenti, l’ultimo libro di Xiaolu Guo pubblicato da Metropoli d’Asia (in aggiornamento).
Il Fatto Quotidiano (ottobre 2018)
il manifesto (settembre 2018)
Promozione Distribuzione Editoriale – PDE (agosto 2018)
Internazionale (luglio 2018)
L’Espresso (luglio 2018)
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Xiaolu Guo citata sul manifesto
In un articolo del manifesto su Londra e su come alcuni scrittori inglesi l’hanno raccontata, la giornalista Franca Cavagnoli cita anche Xiaolu Guo, autrice con Metropoli d’Asia di La Cina sono io, 20 frammenti di gioventù vorace e I nove continenti.
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Da I miei luoghi, di Annie Zaidi
Le porte di una «resa» benevola erano state sbarrate più o meno nel 2004. L’allora ispettore capo della polizia, Sanjay Rana, mi disse categoricamente che ai Gadariya non sarebbe più stata concessa la possibilità di negoziarne i termini. Sarebbero stati arrestati, oppure uccisi durante uno scontro a fuoco.
Il massacro di Bhanwarpura, in cui tredici Gujjar erano stati sequestrati all’alba, legati mani e piedi e uccisi a sangue freddo, aveva scosso le coscienze. Il consenso dell’opinione pubblica calava sempre di più.
Eppure non era una questione semplice, un mucchio di criminali che uccide un gruppetto di contadini indifesi. In India, niente è mai così semplice. Le vittime erano perlopiù Gujjar, una comunità in posizione relativamente dominate nella regione, seconda solo ai Thakur in quanto a terre, denaro e potere. Molti uomini di loro portano armi e si spostano a cavallo più per status symbol, che per necessità. Il 70 per cento delle armi della fascia del Chambal sono in effetti di proprietà di Gujjar e Thakur. I Gadariya, al contrario, sono poveri caprari. Non hanno peso politico, e pochi di loro posseggono armi.
Da I miei luoghi. A spasso con i banditi e altre storie vere, di Annie Zaidi
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Xiaolu Guo sul manifesto
Un articolo di Simone Pieranni sul manifesto mette a confronto Xiaolu Guo, scrittrice e regista, e Zhu Xiao-Mei, pianista. Unite da un’origine comune nel sud della Cina, entrambe hanno raccontato le proprie vite rispettivamente in I nove continenti, Metropoli d’Asia, e Il pianoforte segreto, Bollati Boringhieri. Le loro biografie ci fanno comprendere le mutazioni della storia cinese più recente.
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Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag
All’età di quarantun anni Marisa emerse dal suo anno sabbatico come una persona diversa, con un nuovo look più discreto e un atteggiamento che non poteva sfuggire a chi la conosceva. Nonostante il viso fosse un po’ più pieno, era sempre bella e poteva passare per una donna sui trent’anni. Le malelingue dissero che si era rifatta il seno e che il suo nuovo look era dovuto a un personal stylist australiano che chissà quanto le era costato. Ma in generale concordavano tutti nel dire che non era mai stata così elegante e che il risultato della trasformazione era splendido.
Era come se la ragazza della porta accanto che aveva vissuto una favola fosse cresciuta. Invece di abiti appariscenti, ora indossava tailleur pantalone ben tagliati. Via collane e braccialetti d’oro, ora sfoggiava diamanti e solo in occasioni speciali. Aveva sostituito l’auto sportiva con un modello più sobrio. I lunghi capelli erano stati tagliati corti e le davano l’aspetto impeccabile e scattante di una donna attiva capace di guardare avanti. La sua immagine era stata radicalmente trasformata. Non era più un bell’oggetto in mostra ma il pezzo raro di una collezione visibile solo per appuntamento.
Da Il viaggio del Naga, di Tew Bunnag
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I nove continenti segnalato da PDE
Sul sito del distributore dei libri di Metropoli d’Asia Promozione Distribuzione Editoriale (PDE) viene proposto tra le letture estive I nove continenti, a opera dell’autrice Xiaolu Guo.
E a proposito di Cina. Quanta storia e quanta geografia si nascondono nel nuovo libro di Xiaolu Guo, I nove continenti (Metropoli d’Asia)? Xiaolu Guo è una delle voci più interessanti della nuova letteratura cinese. Da alcuni anni si è trasferita a Londra e la sua prosa è un vero ponte letterario, culturale, mentale tra culture tanto diverse.
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La Cina sono io su Scaffale cinese
In un articolo dedicato ai libri su piazza Tienanmen, Scaffale cinese propone anche La Cina sono io, di Xiaolu Guo, pubblicato da Metropoli d’Asia.
Uscito in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di piazza Tian’anmen, il libro racconta la storia d’amore tra Jian, musicista punk di Pechino incarcerato e allontanato dalla Cina, e Mu, aspirante poetessa che, non avendo più sue notizie da tempo, entra in contatto con un direttore di una casa editrice inglese a cui consegna lettere e diari scritti da lei e Jian, nella speranza di ottenere qualche informazione.
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