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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su libri

Da Se non è amore vero allora è spazzatura, di Zhu Wen

Per tutto il pomeriggio Xiao Ding rimane disteso sul letto ad aspettare la telefonata del padre. Ma il telefono squilla solo due volte, e in nessuno dei due casi è papà. La prima volta è Yu Yang, è a un ricevimento e si è fatta prestare il cellulare per scambiare due parole con Xiao Ding: il segnale è debolissimo, sembra stia facendo uno sforzo sovrumano. In sintesi dice che si trova a Shanghai e che, quando avrà finito le sue cose lì, magari potrebbe fare un salto a trovarlo; ha l’aria di sondare il comportamento del suo interlocutore. Xiao Ding tiene premuto sull’angolo dell’occhio un fazzoletto riempito di pezzetti di ghiaccio che puzzano di pesce. Forse però non è la cosa giusta da fare, e non è sicuro che funzioni. L’altra telefonata è di un amico con due incisivi finti, detto Coniglio: evidentemente mentre telefona a Xiao Ding non se li è infilati, sicché la voce esce fioca e piuttosto strana. Gli chiede se la sera ha tempo di andare da lui a giocare a majiang, ma Xiao Ding risponde scorbutico: Prima di farmi domande rimettiti i denti, non capisco cosa stai dicendo. E riattacca.

Da Se non è amore vero allora è spazzatura, di Zhu Wen

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E adesso? recensito su Il giro del mondo attraverso i libri

Sul sito Il giro del mondo attraverso i libri è possibile leggere una bella recensione di E adesso?, di A Yi. Nell’articolo si parla della trama, mettendo in luce la psicologia complessa del protagonista-narratore.

Il mio consiglio: è un romanzo inquietante dove il narratore è il criminale stesso; un libro di memorie, giustificazioni e spiegazioni, una vera e propria discesa negli inferi.

(continua a leggere su Il giro del mondo attraverso i libri)


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I miei luoghi citato su Origami (La Stampa)

Il settimanale Origami, allegato a La Stampa, ha pubblicato una breve citazione da I miei luoghi, di Annie Zaidi.


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E adesso? recensito su Asiablog.it

Il sito Asiablog.it ha parlato di E adesso?, di A Yi, ponendo l’accento sulla trama, sul protagonista e sul ritratto della Cina offerto dall’autore.

Crede che la società sia malata, che gli esseri umani non siano altro che cadaveri in decomposizione, e si sente impotente davanti a tutto questo. Solo dopo essere fuggito nell’entroterra, si ferma a considerare le conseguenze delle sue azioni; e non per la vittima o per la madre di lei, che ha perso l’unica figlia, ma per la vita che adesso dovrà lasciarsi alle spalle, una vita tutt’altro che piacevole. Per aggiungere un po’ di brivido alla sua nuova esistenza di fuggiasco, lascia indizi alla polizia, sfidandola a trovarlo. È un gioco al gatto e al topo, in cui lui si vede nella parte dell’agile roditore che sfugge alla cattura. Ma più che un romanzo su una caccia all’uomo, E adesso? è un’indagine psicologica su una mente malata.

(continua a leggere su Asiablog.it)


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Amruta Patil su LezPop

Il sito LezPop ha dedicato un approfondimento alla storia e i personaggi di Nel cuore di Smog City, di Amruta Patil, l’unica graphic novel pubblicata da Metropoli d’Asia e solo la terza in India.

Amruta Patil, forse anche per i suoi studi americani, ha sopperito alla mancanza di tradizione di graphic novel in India in modo molto personale ed estremamente artistico. Non è, secondo me, un caso che sia anche una pittrice, perché la sua storia più che una graphic novel sembra un lungo susseguirsi di tavole e quadri intervallati da lunghe parti scritte incredibilmente poetiche. La storia è un po’ poianosa, ma per qualche motivo non risulta così triste. Tanto per cominciare la protagonista, Kari, ventunenne copywriter in un’agenzia pubblicitaria di commercio, nella prima tavola decide di saltare giù dal tetto in contemporanea alla sua compagna, Ruth, che è salita astutamente sul tetto di fronte casa sua.

(continua a leggere su LezPop)


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Il documentario su Nabarun Bhattacharya, raccontato su China Files

Su China Files si parla di Nabarun, del regista bengalese noto come Q, documentario su Nabarun Bhattacharya, autore con Metropoli d’Asia di Gli ammutinati di Calcutta. Il film era stato presentato lo scorso settembre a Roma, nel corso di Asiatica Film Mediale.

Nell’articolo Matteo Miavaldi, esperto di India, mette l’accento sul carattere inquieto dell’autore, sulle sue critiche alla società ritenuta troppo imborghesita nel quadro di una Calcutta undergound e turbolenta.

La vita di Nabarun Bhattacharya, morto a 66 anni per un cancro all’intestino, è stata un inno al disagio non accondiscendente, alla rabbia della strada contro i padroni, gli intellettuali, la società del consumo e la repressione della polizia, che proprio a Calcutta negli anni ’70 si abbatté con violenza contro una generazione di attivisti vicini e spesso – come lo stesso Nabarun – sovrapposti agli ideali rivoluzionari maoisti del naxalismo. Una vita passata a raccontare il proletariato e il sottoproletariato bengalese adottandone non solo lo sguardo prospettivo ma soprattutto il linguaggio crudo, diretto e sboccato, una lingua bengali «pura» contrapposta all’intellettualismo salottiero che contraddistingue l’élite colta e «di sinistra» calcuttina.

(continua a leggere su China Files)


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Xiaolu Guo sulla Brexit

Xiaolu Guo, autrice con Metropoli d’Asia di La Cina sono io e 20 frammenti di gioventù vorace, aveva pubblicato qualche tempo fa un testo, tradotto dal Corriere della Sera, con sue considerazioni sul referendum che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’autrice, residente a Londra da diverso tempo, ci porta in un viaggio tra amici e conoscenti nei momenti successivi al voto.

Ho chiamato i miei migliori amici di Londra (sono per la maggior parte europei che vivono in Gran Bretagna da anni), e li ho invitati a una veglia post-referendum. Abbiamo bevuto birra belga e vino italiano (l’origine dei prodotti all’improvviso era diventata importantissima). È arrivata la mezzanotte e siamo finiti a camminare lungo il Regent’s Canal, in preda alla tristezza, sotto il cielo inglese senza stelle. Le luci si erano spente in tutta Europa e le nubi invisibili sopra di noi erano il presagio di un temporale imminente.

(continua a leggere sul Corriere della Sera)


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Da 20 frammenti di gioventù vorace, di Xiaolu Guo

Puoi controllare e ricontrollare tutti i dizionari cinesi che vuoi: non troverai mai la parola che sta per “romanticismo”. Noi diciamo “Lo Man”, copiando la pronuncia inglese. E comunque, che razza di fottuta utilità poteva avere per me una parola come romanticismo? In Cina non ce n’era molto, e Pechino era il luogo meno romantico dell’universo. «Prima mangia e poi parla», come dicono gli anziani. In ogni caso, tra me e Xiaolin il romanticismo era pari a zero.
Ci siamo conosciuti quando recitavo in una serie televisiva ambientata nella corte imperiale della dinastia Qing. Tutto il set riproduceva il modo in cui si viveva trecento anni fa. Le peonie nei vasi erano di carta, e di plastica i fiori di loto nello stagno. Io avevo la parte di una delle tante ancelle della prin-cipessa, parte che mi imponeva di portare una folta treccia finta. Era pesantissima e mi faceva pendere la testa all’indie-tro. L’assistente al trucco mi aveva dato un’occhiata sdegnosa e aveva storto il naso davanti alla lunghezza dei miei capelli, poi li aveva afferrati in un pugno e aveva attaccato quell’enor-me treccia. Nelle scene in cui comparivo dovevo camminare solennemente nel palazzo, versare il tè per la mia principessa o acconciare i suoi capelli. Il tutto senza parlare, ovviamente.

Da 20 frammenti di gioventù vorace, di Xialu Guo

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Da Autobiografia di un indiano ignoto, di R. Raj Rao

Non mi ci volle molto a scoprire che in India è piuttosto facile vivere su un treno. Per trovare cibo e amici ci si rivolge sfacciatamente ai compagni di viaggio. Si evitano facilmente i capitreno e il personale ferroviario in genere schizzando nel gabinetto ogni volta che compaiono. E se poi ci si fa crescere barba e capelli come poi alla fi ne feci io, se si indossano vestiti sciatti e sporchi, si fi nisce con l’essere scambiati per un sadhu e si riceve l’elemosina; in questo modo si può tirare avanti senza guadagnarsi da vivere.
Il giorno successivo, da Secunderabad feci ritorno dai genitori che trovai talmente in ansia da essere inclini al perdono. Ricominciai a frequentare l’università. Ero il fi gliol prodigo, ancora immaturo. Mi ci vollero molti più anni, durante i quali ci furono diverse false partenze, tentativi di mettersi su un treno e piantare in asso i miei genitori dopo una lite, per arrivare a trovare il coraggio di rinunciare alla vita domestica e diventare un vagabondo senza meta.

Da Autobiografia di un indiano ignoto, di R. Raj Rao

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E adesso? consigliato da Andrea Marcelloni su agiChina

Andrea Marcelloni della Libreria Pagina 2, specializzata sull’Oriente, riprende la sua rubrica di segnalazioni letterarie su agiChina e lo fa con E adesso?, il libro di A Yi recentemente pubblicato da Metropoli d’Asia.

Opera prima di un autore che prima di diventare scrittore ha fatto tanti mestieri diversi, compreso il poliziotto, e che quindi conosce la realtà cinese forse meglio di molti altri suoi colleghi, “E adesso?” è un romanzo breve – poco più di cento pagine, lo si può leggere nell’arco di un fine settimana –  strutturato in sedici piccoli capitoli, come se fossero dei mini racconti, in cui viene raccontata la storia di un adolescente che assassina brutalmente e apparentemente senza motivo una ragazza per poi fuggire dalla città, fino alla sua (scontata) cattura, alla conseguente detenzione in carcere con relativo processo.

(continua su agiChina)


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