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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su india

Sulla storia del cinema indiano

Un articolo molto interessante uscito su Outlook India parla in maniera approfondita del cinema indiano nel corso della sua storia.

Si concentra in particolar modo sul rapporto con il colonialismo, sull’esigenza di realismo che sembra essere meno presente rispetto al cinema occidentale e sui linguaggi e l’uso delle canzoni.

Biblio: A Review of Books speciale sulle donne

L’ultimo numero di Biblio: A Review of Books propone una serie di interessanti contenuti incentrati in particolare sulle donne nella società indiana. I contenuti segnalati in rosso si possono leggere gratuitamente, semplicemente registrandosi sul loro sito.

Annie Zaidi sull’importanza di non arrendersi

Segnaliamo l’ultimo articolo di Annie Zaidi (autrice di I miei luoghi con Metropoli d’Asia) nel quale parla di alcune storie di eroismo e duro lavoro individuale, ance di fronte a contesti urbani difficili.

Brevi: Prodotti pachistani in mostra in India

Qualche giorno fa a Delhi, nel corso di una mostra-mercato di moda e arte, dove per la prima volta sono stati invitati anche produttori pachistani. Sul settimanale The Friday Times il resoconto in prima persona dello storico evento, vissuto anche da persone che non avevano mai oltrepassato quel confine nella propria vita.

Via: @BhopalHouse

Un documentario sulla letteratura indiana

Si intitola Magic Realism and After: Indian English Fiction (1981-2011), ed è un documentario che cerca di analizzare la letteratura indiana negli ultimi venti anni e il successo che sta avendo anche oltre i confini.

Ne scrive The Hindu, che ha parlato con il regista Suresh Kohli. Egli vede almeno tre motivi che spiegano questo interesse: la capacità di trasmettere emozioni su temi legati alla famiglia; l’uso particolare che viene fatto della lingua inglese; e più in generale l’attenzione che c’è nei confronti dell’India come economia emergente.

Foto: quinn.anya

L’India Unheard

Segnaliamo un interessante sito chiamato India Unheard. Qui si possono trovare una serie di video che raccontano storie raccolte da volontari.

I temi sono legati alle diverse minoranze presenti nel paese, con lo scopo di dar loro voce e visibilità. I filmati possono essere consultati per argomento o per stato, utilizzando il menu superiore.

Una sezione speciale è dedicata ai paria, i fuori casta. Si chiama Article 17, come l’articolo della Costituzione indiana che vieta la pratica dell’intoccabilità.

Scrivere dell’India

Segnaliamo un lungo e interessante articolo comparso sull‘Hindustan Times e dedicato alla scrittura in India. O meglio: alla scrittura sull’India e di come questa è cambiata nel corso dei secoli.

La linea di tendenza complessiva che emerge dall’analisi è che gli indiani sono stati sempre più capaci di scrivere su loro stessi, dando però nell’articolo anche conto del dibattito su quanto gli stranieri siano o meno legittimati a parlare dell’India.

Foto: Zonnelied

Autobiografia di un indiano ignoto su Indian words

Un’altra recensione di un libro di Metropoli d’Asia su Indian words. Questa volta si tratta di Autobiografia di un indiano ignoto, di R. Raj Rao.

Non è la prima volta che in un libro il protagonista vuole uccidere Salman Rushdie (d’altra parte sono in molti che lo vorrebbero uccidere).
In Piccolo soldato di Dio di Nagarkar era un aspirante terrorista islamico, nel primo racconto di questa raccolta di R. Raj Rao, con una simile dose di ironia, è un sosia di Rushdie che non ne può più di essere minacciato al posto suo.

(continua a leggere su Indian words)

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I miei luoghi su Indian words

I miei luoghi, di Annie Zaidi, sul sito Indian words.

I luoghi di Annie Zaidi sono i luoghi di un’India un po’ insolita, di un’India meno conosciuta e meno urbana di quella di cui di solito leggiamo.
Il Punjab, il Madhya Pradesh delle popolazioni tribali, il Chambal dei banditi.
Ma il pregio di questo reportage è quello di essere un viaggio molto personale in questi luoghi, che unisce l’abilità di una giovane giornalista indiana a una forte partecipazione emotiva, senza mai nascondere (né ostentare) una certa fragilità.
A differenza di altri reporter, che pure mi piacciono, qui mancano – finalmente – l’eroismo da una parte e la finta modestia dall’altra.

L’India dei conflitti

Venerdì scorso Internazionale ha tradotto e pubblicato un lungo articolo di Arundhati Roy da Outlook India, sull’India dei conflitti: da un lato le cinquanta famiglie più ricche del paese, dall’altro mezzo miliardo e passa di contadini poveri e abitanti degli slum, che dello sviluppo economico impetuoso beneficiano poco assai, divenendo invece le vittime delle frequenti espulsioni di massa, naturalmente senza indennizzi, da terreni che poi verranno sfruttati per l’estrazione mineraria o per la costruzione di impianti industriali: ed è vero, sì, che tutto ciò produce posti di lavoro e salari, ma sempre a lungo termine.

Insomma, non è certo che lo sviluppo vada a benificio dei ceti più poveri, di sicuro non in quest’India ostaggio delle oligarchie economiche. A parte l’utilizzo a piene mani del vocabolo “capitalismo” (che a me pare come se tutte le volte si ricordasse che gli umani respirano) la critica coglie nel segno.

E allora consiglio la lettura del suo ultimo libro (In marcia con i ribelli), uscito con Guanda: rispetto al nostro I miei luoghi di Annie Zaidi, i libri della Roy sono più sistematici, mentre Annie Zaidi resta magistralmente piu’ vicina all’oggetto del suo sguardo: dove la Roy spiega, la Zaidi splendidamente racconta, e ciascuno scelga a seconda delle sue preferenze, perché poi l’oggetto della ricerca è sempre lo stesso.

Una cosa mi piace segnalare dell’articolo di Arundhati Roy: anche lei sostiene che le polemiche sollevate attorno al Festival di Jaipur per il boicottaggio a Rushdie hanno avuto solo l’effetto di sottrarre l’attenzione del pubblico dai temi reali che al Festival si andavano trattando: l’India dei conflitti, appunto. E la polemica di Arundhati ha un bersaglio: molta della cultura indiana, e il Festival di Jaipur tra tutti, è vastamente sponsorizzata dai megagruppi indistriali indiani. A Jaipur perfino l’ufficio stampa del Festival aveva uno sponsor di tal fatta…

Insomma: agli amici che avevano criticato certi miei post da Jaipur, e molti tweet, nei quali io dicevo lo stesso (parliamo dell India, e non di Rushdie!) adesso posso dire: visto? Non sono il solo a pensarla cosi. Insomma: mi sento meglio.

A tutti dico: leggetevi Tehelka, che e sempre online: è cosi si che si capisce l’India.

Foto: Satish Krishnamurthy

freehoffer_rhu@mailxu.com