Da L’uomo tigre, di Eka Kurniawan

Quell’uomo era così attraente che non solo aveva affascinato numerose ragazze quando era arrivato in città la prima volta, ma perfino dopo tanti anni, vecchio, ingrassato e con i capelli che si diradavano, era ancora un idolo agli occhi di donne avventurose che aspiravano ad avere una storia con lui. I suoi bei lineamenti erano in netto contrasto con quelli di sua moglie. Con un naso che sembrava il becco di un pappagallo, la mascella troppo pronunciata e modi freddi e altezzosi, più che una bella principessa Kasia sembrava una strega cattiva. In realtà non era così brutta, ma era decisamente il tipo di donna che annoiava la maggior parte degli uomini. A detta di molti Anwar Sadat, artista fallito, l’aveva sposata solo per i suoi soldi, e con quel denaro si era potuto permettere di andare a letto con un sacco di donne; sua moglie scopriva quasi sempre le sue scappatelle, ma non le importava, a patto che non spargesse il suo seme altrove.

Da L’uomo tigre, di Eka Kurniawan

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