Io stavo arrostendo sul palo, ero sempre più madido di sudore e faticavo a tenere le gambe incrociate. Lanciai un’occhiata all’edificio della scuola e vidi che, mentre i docenti erano usciti a portare i materassini, gli studenti erano fuori controllo. Il ballatoio del quinto piano era gremito di vestiti multicolori e testoline nere.
La coordinatrice della nostra classe, valutando i materassini e credendo di parlare a bassa voce, commentò: «Non sono abbastanza spessi, può essere pericoloso».
Il maestro Liu la spinse via dicendo: «Se cade, lo prendo io».Per spirito di partecipazione scatenato dall’euforia generale, a qualcuno venne in mente di posare in terra la cartella perché facesse da materasso. In un attimo fu il pandemonio. Tutti i ragazzi strillavano: «Mettiamo le cartelle per salvarlo, mettiamo le cartelle per salvarlo!» Così, bambini e bambine si precipitarono a frotte con la cartella. C’erano quattro sezioni per ogni anno, che sono sei, e cinquanta alunni per classe, per un totale di milleduecento. Quindi milleduecento cartelle accatastate l’una sull’altra in meno di cinque minuti, un mucchio alto almeno tre metri e più di un migliaio di bambini radunati nel parco giochi, mentre gli altoparlanti strepitavano senza sosta: «Si invitano gli alunni a tornare in classe, si invitano gli alunni a tornare in classe». Nessuno ci fece caso.
Gli insegnanti discutevano in cerchio. Secondo il maestro di ginnastica, le cartelle non erano esattamente morbide; se cadevo e finivo con la testa su un astuccio, sarebbe stata una tragedia, erano meglio i materassini, che però adesso erano sepolti e pertanto inservibili. Bisognava estrarli e rimetterli sopra.
Da Verso Nord. unonoveottootto, di Han Han
Posted by Metropoli d'Asia on maggio 28, 2017
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