Per tutto il pomeriggio Xiao Ding rimane disteso sul letto ad aspettare la telefonata del padre. Ma il telefono squilla solo due volte, e in nessuno dei due casi è papà. La prima volta è Yu Yang, è a un ricevimento e si è fatta prestare il cellulare per scambiare due parole con Xiao Ding: il segnale è debolissimo, sembra stia facendo uno sforzo sovrumano. In sintesi dice che si trova a Shanghai e che, quando avrà finito le sue cose lì, magari potrebbe fare un salto a trovarlo; ha l’aria di sondare il comportamento del suo interlocutore. Xiao Ding tiene premuto sull’angolo dell’occhio un fazzoletto riempito di pezzetti di ghiaccio che puzzano di pesce. Forse però non è la cosa giusta da fare, e non è sicuro che funzioni. L’altra telefonata è di un amico con due incisivi finti, detto Coniglio: evidentemente mentre telefona a Xiao Ding non se li è infilati, sicché la voce esce fioca e piuttosto strana. Gli chiede se la sera ha tempo di andare da lui a giocare a majiang, ma Xiao Ding risponde scorbutico: Prima di farmi domande rimettiti i denti, non capisco cosa stai dicendo. E riattacca.
Da Se non è amore vero allora è spazzatura, di Zhu Wen
Posted by Metropoli d'Asia on gennaio 6, 2017
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Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo
Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo
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