Il documentario su Nabarun Bhattacharya, raccontato su China Files

Su China Files si parla di Nabarun, del regista bengalese noto come Q, documentario su Nabarun Bhattacharya, autore con Metropoli d’Asia di Gli ammutinati di Calcutta. Il film era stato presentato lo scorso settembre a Roma, nel corso di Asiatica Film Mediale.

Nell’articolo Matteo Miavaldi, esperto di India, mette l’accento sul carattere inquieto dell’autore, sulle sue critiche alla società ritenuta troppo imborghesita nel quadro di una Calcutta undergound e turbolenta.

La vita di Nabarun Bhattacharya, morto a 66 anni per un cancro all’intestino, è stata un inno al disagio non accondiscendente, alla rabbia della strada contro i padroni, gli intellettuali, la società del consumo e la repressione della polizia, che proprio a Calcutta negli anni ’70 si abbatté con violenza contro una generazione di attivisti vicini e spesso – come lo stesso Nabarun – sovrapposti agli ideali rivoluzionari maoisti del naxalismo. Una vita passata a raccontare il proletariato e il sottoproletariato bengalese adottandone non solo lo sguardo prospettivo ma soprattutto il linguaggio crudo, diretto e sboccato, una lingua bengali «pura» contrapposta all’intellettualismo salottiero che contraddistingue l’élite colta e «di sinistra» calcuttina.

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