Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

È mezzanotte passata; Londra irradia film drammatici televisivi e ululati di sirene nel panorama sonoro della tarda notte. La strade sono sature di ombre e luci. Sopra Chapel Market c’è un appartamento ancora illuminato. Iona è immersa in un mare di carta. Ha aggiunto alla pila sulla scrivania altri due dizionari e un libro sui dialetti del Nord della Cina. Mentre sta smistando i fogli, cercando di dar loro un senso, trova una lettera senza data.
A un primo colpo d’occhio pensa che sia una lettera degli anni Novanta, ma il tono è arrabbiato e ferito come nelle prime lettere che Jian sembra aver mandato a Mu dopo aver lasciato la Cina nel 2011. Sta lavorando su queste traduzioni da alcune settimane e non è ancora riuscita a dare un senso alla storia. Che cosa è andato storto nel loro rapporto? Sembravano così felici, così pieni di promesse ed entusiasmo. Ci sono indizi e allusioni a un manifesto che ha cambiato tutto, ma non dispone di alcuna informazione del contesto e le sue ricerche su internet si rivelano inutili.
Guarda ancora la lettera – il tono è piuttosto veemente. Iona si chiede se sia mai stata spedita. Nessun indirizzo, nessun sentimentalismo, solo franchezza.

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