Mentre Shishir e io salivamo i gradini in stile catacomba sentii uno strano profumo nell’aria. Era così in contrasto con quello che avevo visto al piano terra – fogne a cielo aperto, pavimenti bagnati, isole di spazzatura, soffitti neri di fuliggine e roditori iperattivi – che mi sembrava di entrare in uno di quei mondi artificiali concepiti per stimolare i sensi e tenerli in forma.
Era tutto bagnato, e in più pioveva forte. Shishir era già fradicio. Io ero riuscito in qualche modo, con balzi e saltelli e acrobazie varie, a trovare quasi sempre un riparo, quindi non ero da strizzare.
«Sei riuscito a mettere in salvo la scatola delle sigarette?», chiese Shishir mentre raggiungevamo un altro pianerottolo e ci fermavamo prima di continuare a salire. Un tizio magro, in canottiera e occhiali spessi, venne verso di noi tenendo in equilibrio un grosso vassoio di metallo ricoperto di piatti coperti da altri piatti e un bicchiere d’acqua.
Da Il giardino delle delizie terrene, di Indrajit Hazra
Posted by Metropoli d'Asia on ottobre 18, 2016
https://www.metropolidasia.it/blog/?p=6876
Successivo
Da E adesso?, di A Yi
Da E adesso?, di A Yi
Comments are closed.