Da Ho il diritto di distruggermi, di Kim Young-ha

Parlo a lungo con i miei clienti, fino alla fine, fino al momento del nostro commiato: della loro storia famigliare, del loro percorso di crescita, dei loro amori, dei loro successi e fallimenti, dei libri che hanno letto, dei pittori e della musica che preferiscono. La maggior parte delle persone parla senza troppe riserve e in quegli incontri perde ogni remora. Quando finisco di ascoltare le loro confessioni, però, alcuni decidono di rescindere il nostro contratto. Ovviamente restituisco il denaro che ho ricevuto, tranne il primo acconto. Molti poi ci ripensano e tornano: a quel punto quasi tutti onorano il patto senza più discutere.
Quando riesco a portare a termine un progetto senza inconvenienti, parto per un viaggio, e al mio rientro mi ispiro alla storia dell’ultimo cliente per scrivere un racconto. Compio così un ulteriore passo avanti per diventare una divinità a tutti gli effetti. Ai giorni nostri, chi vuole diventare un dio ha davanti due strade: la creazione o l’omicidio. Ma non da tutti i miei progetti nasce una storia. Solo i clienti più meritevoli hanno il privilegio di rinascere dalle mie mani. Questo processo è doloroso, ma è l’unico che mi permetta di provare compassione e amore per loro.

Da Ho il diritto di distruggermi, di Kim Young-ha

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