Ha continuato a camminare, finché si è fermato a guardare con le mani dietro la schiena un gruppetto che giocava a scacchi intorno a un triciclo a motore. Non gli è piaciuta una mossa, ha fatto un commento ad alta voce ed è partito un battibecco, che si è chiuso con la sua vittoria solitaria perché quelli se ne sono andati offesi a bordo del macinino.
Si è diretto verso un muro che separa un cantiere dalla strada dove erano accovacciate quattro, cinque donne di mezza età, con giacche sgargianti sopra pantaloni ordinari, che mangiavano il pranzo voracemente. Alcuni anziani in canottiera gironzolavano con la spesa e dei dvd di filmetti in mano, fingendo di ignorare l’occupazione delle donne. «Avete voglia di divertirvi?» hanno domandato quelle.
«Certo, dipende in che modo», si è intromesso il vecchio He, come d’abitudine.
«Perché, non lo sai?»
«No, prova a spiegarmelo tu».
«Dai che lo sai! Non devo certo dirtelo io!»
«Davvero non lo so».
Da E adesso?, di A Yi
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Da Le tre porte, di Han Han
Di ritorno a casa Lin Yuxiang diede al padre la lieta notizia dell’ammissione al circolo letterario. Il signor Lin aveva voglia di festeggiare perché il fi glio aveva fi nalmente messo a frutto il proprio talento, ma la moglie non c’era, quindi niente cenetta. Oggigiorno, in molte famiglie, la cucina è come la toilette delle donne, perché gli uomini non ci mettono piede. Il padre, che era felice come un bambino, chiese al fi glio: «La mia consorte non c’è, cosa facciamo?».
Lin Yuxiang gli rispose indicando la credenza nell’angolo: «Mangiamoci gli spaghetti in busta». La «consorte» rientrava di rado all’ovile, si dimenticava persino di dormire e di mangiare per il majiang. I suoi compagni di gioco erano personalità in vista della città, come il sindaco Zhao Zhiliang, suo compagno di scuola alle medie, che fi n da quell’epoca si era dedicato a girarsi i pollici e attività analoghe. Durante la Rivoluzione culturale, era stato spedito in campagna a intrecciare corde di canapa, diventato sindaco, si era concentrato sul majiang. A furia di stare al tavolo da gioco, gli era venuta la gobba, quando si dice rovinato dal gioco! Oltre a lui, c’era una cricca di pezzi grossi del governo locale che di giorno facevano comizi contro il gioco d’azzardo, ammonendo la popolazione con i principi della costruzione di una civiltà illuminata, ma, appena calava la sera, si davano al gioco confondendosi con la massa. La signora Lin a quel tavolo aveva intessuto profondi legami rivoluzionari con i compagni di majiang, migliorando la propria posizione sociale e facendosi un nome non solo nel distretto. E il signor Lin non poteva certo dare in escandescenze, altrimenti avrebbe dovuto vedersela con il Partito e il popolo. Ecco perché, se ai due uomini di casa veniva appetito, dovevano arrangiarsi con gli spaghetti in busta per non morire di fame. Quella volta, però, il signor Lin si oppose risolutamente alla proposta del figlio, sarebbero scesi a comprare la cena da un take-away. Era un pezzo che Lin Yuxiang non sentiva il profumo di un manicaretto e, dopo una rapida valutazione, pensò di meritarselo: visto che l’ingresso nel circolo era costato molto alle sue orecchie, la bocca doveva rifarsi.
Da Le tre porte, di Han Han
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Svegliami alle nove domattina
Svegliami alle nove domattina, di A Yi
Hongyang, un malavitoso locale che per molti anni ha tenuto in un pugno un villaggio di campagna e le zone limitrofe, viene trovato morto dalla sua donna all’indomani di un banchetto, forse a causa dell’eccessivo consumo di alcolici, o forse no… Il romanzo, attraverso le voci narranti di famigliari, amici e nemici, ricostruiscono la sua storia, la sua figura, i suoi legami criminali e personali in una società cinica e disperata che costituisce la cifra narrativa di A Yi, il quale riversa in una prosa densa e audace il suo vissuto di poliziotto e la sua capacità di cogliere negli uomini e nelle situazioni aspetti sconosciuti e nascosti.
«Dopo un lungo apprendistato e una prima pubblicazione relativamente tardiva (2008), A Yi, classe 1976, si è accreditato in patria come uno degli autori più interessanti della nuova generazzione». La Lettura, Corriere della Sera
«Ci voleva un editore specializzato in autori orientali come Metropoli d’Asia per portare finalmente in Italia questo quarantenne flàneur del crimine, pigro, nihilista e decisamente pulp». Il Giornale
«Con la sua prosa asciutta, una scrittura che va dritta al punto e una predilezione per la narrazione in prima persona, A Yi è considerato l’enfant prodige della letteratura cinese». Internazionale
Traduzione dal cinese di Paolo Magagnin
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Da Verso Nord. unonoveottootto, di Han Han
Io stavo arrostendo sul palo, ero sempre più madido di sudore e faticavo a tenere le gambe incrociate. Lanciai un’occhiata all’edificio della scuola e vidi che, mentre i docenti erano usciti a portare i materassini, gli studenti erano fuori controllo. Il ballatoio del quinto piano era gremito di vestiti multicolori e testoline nere.
La coordinatrice della nostra classe, valutando i materassini e credendo di parlare a bassa voce, commentò: «Non sono abbastanza spessi, può essere pericoloso».
Il maestro Liu la spinse via dicendo: «Se cade, lo prendo io».Per spirito di partecipazione scatenato dall’euforia generale, a qualcuno venne in mente di posare in terra la cartella perché facesse da materasso. In un attimo fu il pandemonio. Tutti i ragazzi strillavano: «Mettiamo le cartelle per salvarlo, mettiamo le cartelle per salvarlo!» Così, bambini e bambine si precipitarono a frotte con la cartella. C’erano quattro sezioni per ogni anno, che sono sei, e cinquanta alunni per classe, per un totale di milleduecento. Quindi milleduecento cartelle accatastate l’una sull’altra in meno di cinque minuti, un mucchio alto almeno tre metri e più di un migliaio di bambini radunati nel parco giochi, mentre gli altoparlanti strepitavano senza sosta: «Si invitano gli alunni a tornare in classe, si invitano gli alunni a tornare in classe». Nessuno ci fece caso.
Gli insegnanti discutevano in cerchio. Secondo il maestro di ginnastica, le cartelle non erano esattamente morbide; se cadevo e finivo con la testa su un astuccio, sarebbe stata una tragedia, erano meglio i materassini, che però adesso erano sepolti e pertanto inservibili. Bisognava estrarli e rimetterli sopra.
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Andrea Berrini intervistato su Lettera Donna
In un articolo su Lettera Donna sul ruolo della donna in Cina, l’autrice ha ascoltato il parere di Andrea Berrini. Nel colloquio si prendono come punto di riferimento le classi sociali, notando come specie nelle zone rurali vivano spesso in una condizione di oppressione e inferiorità, seppure nelle città si può assistere a situazioni nelle quali le donne di ceto medio-alto ricoprono posizioni manageriali assolutamente paritarie rispetto a quelle degli uomini.
La Cina è un Paese che ha due anime. Me ne sono accorta subito, quando ho cominciato a muovermi per il centro di Pechino. Da una parte alberghi e centri direzionali ipermoderni si protendono verso il cielo con la fiumana di uomini e donne d’affari che li attraversano, gettando un’ombra sugli hutong, i quartieri storici. Camminarci in mezzo, da sola, è stato suggestivo. Dall’altra parte, invece, i muri sono scrostati, i panni stesi sventolano ma spesso sono solo dei cenci, le donne stanno sedute sull’uscio e non alzano lo sguardo quando passi, un po’ per timidezza, un po’ perché sono indaffarate. La mia prima impressione arrivando in questo Paese è stata che un mondo antico continui il suo corso, indifferente al fatto che intorno le cose cambiano.
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La storia di Xiaolu Guo, e del suo villaggio diventato città
Xiaolu Guo, autrice con Metropoli d’Asia di La Cina sono io e 20 frammenti di gioventù vorace, racconta sul Guardian la sua storia e soprattutto la storia della sua città, Wenling, che da quando la scrittrice era adolescente si è trasformata da un viaggio senza neanche un semaforo a una città da più di un milione di abitanti. Come ricorda nel suo blog sul Corriere della Sera Marco Del Corona, che ha segnalato l’articolo, la città si trova non lontano da Wenzhou, da dove provengono quasi tutti i cinesi che arrivano in Italia.
Nel racconto di Xiaolu Guo si può leggere come sia drasticamente cambiato il paesaggio urbano, così come le abitudini delle persone che ora possono raggiungere comodamente Shanghai con l’alta velocità. Con l’industrializzazione – ricorda Xiaolu Guo – arriva anche il cancro, che porta via i suoi genitori.
I grew up in a semi-tropical southern village, and that village grew up with me. We both underwent huge changes. I went from being a skinny, snot-nosed, lonely girl into an adolescent hungry for escape, while my village grew from a small agricultural town (Xian), into a bustling city (Shi) of 1.4 million inhabitants.
Today, Wenling is a typical medium-sized metropolis in Zhejiang province, southern China. Like many of the hundreds of Chinese towns that have grown into cities over the past 30 years, it is full of brand-new but cheaply constructed skyscrapers, casting shadows on rough-looking peasants, their root vegetables stuffed in shoulder bags as they trudge along newly paved highways.
https://www.metropolidasia.it/blog/?p=7245
Un estratto da Once Upon a Time in the East in francese
Il magazine multilingue Specimen ha pubblicato un estratto in francese da Once Upon a Time in the East: A Story of Growing Up, libro di Xiaolu Guo che Metropoli d’Asia pubblicherà il prossimo autunno.
Il brano è tratto dal capitolo East vs West, Past vs Present, parte del quale era stata già proposta dal Guardian, e in realtà è leggibile in inglese e cinese anche su Specimen stesso.
https://www.metropolidasia.it/blog/?p=7167
Da dollari la mia passione, di Zhu Wen
Ci scappa da ridere, poi riprendiamo a camminare, però sempre in silenzio. Quando siamo quasi al cavalcavia, ci si avvicinano delle donne vestite con i costumi tradizionali della minoranza Miao, che vogliono venderci degli oggetti d’argento. Tutti sanno che sono delle imbroglione, ma con quei vestiti tanto belli e originali si fanno perdonare tutto. Mio padre le scruta da capo a piedi, studiando nel dettaglio costumi e finiture, ma non guarda le collane e i braccialetti d’argento che gli propongono. Io, invece, non resisto alla tentazione e compro una collana. Costa solo due yuan, e anche se è sicuramente falsa è comunque bellissima, più bella di quelle vere. Mio padre se l’attorciglia alla mano rimirandola: è proprio carina, conclude, comprane un’altra. So che vuole portare un regalo a mia sorella, così con due soli yuan se la cava. Mia sorella frequenta ancora le superiori e a scuola non va tanto bene, perché è un tipetto sberluccicante, un po’ come questa collana.
Da Dollari la mia passione, di Zhu Wen
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Il video di Xiaolu Guo al Babel Festival
Il Babel Festival di letteratura e traduzione di Bellinzona ha pubblicato l’intervento di Xiaolu Guo, autrice con Metropoli d’Asia di La Cina sono io e 20 frammenti di gioventù vorace, realizzato nel corso dell’edizione del 2016.
Insieme a lei anche lo scrittore Ma Jian, anche egli residente nel Regno Unito dopo che le sue opere erano state bandite in Cina. Si tratta di un’ora e trenta di video che permettono di conoscere più da vicino le storie dei loro protagonisti e il loro punto di vista su diversi temi, soprattutto politici.
Da notare che Metropoli d’Asia pubblicherà in autunno in italiano Once Upon a Time in the East: A Story of Growing Up, libro autobiografico di Xiaolu Guo del quale è già possibile leggere o ascoltare estratti in inglese.
Tutti i video degli incontri sono disponibili su questa pagina.
https://www.metropolidasia.it/blog/?p=7151
Once Upon a Time in the East, di Xiaolu Guo, letto su BBC Radio 4
Il nuovo libro di Xiaolu Guo, Once Upon a Time in the East: A Story of Growing Up, che Metropoli d’Asia pubblicherà in autunno, è stato selezionato come libro della settimana su BBC Radio 4.
Se ne può quindi ascoltare la lettura, in inglese, di alcuni estratti divisi in cinque episodi: i primi anni in Cina; l’impegno del nonno per la famiglia e le sue tragiche conseguenze; Xiaolu Guo a Wenling; l’incoraggiamento del padre a fare la poetessa; una nuova carriera per Xiaolu Guo.
https://www.metropolidasia.it/blog/?p=7142