Uma era bloccata nel solco di un mondo in cui la corruzione era un’anomalia, e non la norma. C’era qualcosa che si poteva definire perfetto, e un sacco di altre cose imperfette. Incurante del fatto che le ultime superavano di gran lunga le prime di un infinità a zero, era così che lei vedeva la vita, sia nelle forme più basse che in quelle più alte. Con il pulsare sordo del dolore che si diffondeva nel mio corpo, arrivò l’ondata di disprezzo. Uma aveva soffocato la mia esistenza, e il disastro al piano di sotto mi aveva fatto in un certo senso rendere conto che l’amore poteva essere venduto anche come un fluido corrosivo.
Da Il giardino delle delizie terrene, di Indrajit Hazra