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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post in cui compare la parola Pway Ngon

Metropoli d’Asia sulla Rivista Tradurre

La Rivista Tradurre propone in un articolo una panoramica sulla letteratura cinese in Italia negli ultimi dieci anni.

Si passano in rassegna case editrici e iniziative, individuando alcune linee di tendenza.

Veniamo inevitabilmente citati anche noi:

 

Accanto a questi casi pionieristici, a partire dalla fine degli anni duemila Metropoli d’Asia, anch’essa di Milano, ha selezionato un catalogo di opere rappresentative della letteratura urbana (e non solo) della macroarea asiatica, con particolare attenzione al mondo sinofono e cercando di mantenere un certo grado di continuità editoriale. Dopo diverse opere di Zhu Wen, Han Han e, più recentemente, della scrittrice sino-britannica Xiaolu Guo (che tuttavia scrive in inglese), sono apparsi tre romanzi riconducibili – benché solo lontanamente – ai generi del giallo e del noir, ovvero Oggetti smarriti di Liu Zhenyun (Liu 2016), E adesso? e il fortemente sperimentale Svegliami alle nove domattina (A 2016 e A 2017), entrambi di A Yi. Merito dell’editore è anche quello di aver presentato al pubblico anche opere in lingua cinese prodotte a Hong Kong e a Singapore, rispettivamente con l’intricato Duplice delitto a Hong Kong di Chan Ho Kei (Chan 2012) e L’atelier di Yeng Pway Ngon (Yeng 2013).

(Continua su Rivista Tradurre)

Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

Perché toccava a lei cucinare la domenica? Si era infuriata e avevano litigato. Alla fine, lui si era buttato la giacca sulle spalle ed era uscito in fretta, chissà dove era andato, e non era tornato fino all’alba. Sapeva che non gli andava per niente a genio che lei studiasse pittura, ma in realtà ciò che proprio non sopportava era che avesse contatti con altri uomini. Già non era contento che passasse una sera alla settimana a casa del maestro per la lezione, e il giorno prima, vedendola tornare a casa tardi, si era insospettito subito. Per fortuna lavorava, faceva la commessa nella cartoleria vicina, e tutto il materiale per la pittura lo comprava con i suoi soldi, così lui non poteva proibirle di continuare a studiare. Ora poi che andava a dipingere anche la domenica mattina lui era, se possibile, ancora più scontento, e aveva cercato una scusa per litigare.

Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

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Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

Il maestro gli disse che quel giorno avevano in programma disegno di nudo dal vero, e che avrebbe dovuto spogliarsi. Il ragazzo notò che nell’atelier c’erano anche due donne sui vent’anni – una forse anche più giovane – che lo stavano guardando.
«A-Gui mi ha detto che dovevo togliermi solo i pantaloni», balbettò Jizong, ma si accorse che l’amico era già sparito. Si guardò intorno, confuso. Il maestro percorse con lo sguardo l’intero atelier, e sorridendo disse a Jizong: «Credo che A-Gui sia andato via. In fondo che problema c’è a togliersi i vestiti? Siamo adulti, non siamo forse fatti tutti allo stesso modo? Vedrai che ti abituerai subito, prova!». Jizong non rispose, non sapeva come fare a spogliarsi davanti a quella gente. Dove si era cacciato A-Gui? Se l’era svignata. Si sentiva solo e abbandonato e in cuor suo era infuriato con l’amico. Il maestro gli spiegò che quel giorno avrebbero dipinto per tre ore: ogni quarto d’ora avrebbero fatto una pausa di cinque minuti. Poi lo invitò ad andare dietro il paravento a spogliarsi.
Jizong si tolse la maglietta e uscì dal paravento a torso nudo.
«Ti puoi togliere i pantaloni?», gli chiese gentilmente il maestro; Jizong tornò dietro il paravento, se li sfilò e comparì in mutande. A disagio, teneva le braccia tese a coprire le parti basse e in attesa di istruzioni sbirciava timidamente il maestro; non osava guardare gli altri. Il maestro gli disse di mettersi di schiena, faccia al muro, di divaricare le gambe, alzare le braccia e appoggiarle alla parete: «Così, non muoverti!».

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Il maestro si mise davanti al cavalletto di un’altra allieva, Ningfang, e iniziò a parlare con lei. Mentre chiacchierava con lui, Ningfang lanciò distrattamente un’occhiata verso Sixian che dipingeva nell’altro angolo, e si accorse che la stava fissando imbambolato. Incrociò il suo sguardo e lo ricambiò con un sorriso caloroso. A cosa stava pensando Sixian?
Nell’atelier c’erano sette persone: oltre a Jianxiong, al maestro e ai suoi tre allievi Sulan, Ningfang e Sixian, c’erano Zhang Wenzhong e un giovane che lo accompagnava. Si diceva che fosse un poeta appassionato anche di pittura, il quale faceva spesso copie a matita delle fotografie di scrittori uscite su libri e riviste e le pubblicava poi sui quotidiani. Aveva un atteggiamento un po’ arrogante, era la prima volta che faceva un ritratto dal vero e si aspettava di vedere una donna nuda; invece gli era toccato un ragazzetto ed era un po’ deluso. Ritrarre dal vero e copiare una fotografia però sono due cose ben diverse: il giovane poeta non aveva esperienza, dipingeva con grande energia continuando a correggere i contorni della figura ma, per quanto facesse, le proporzioni continuavano a essere sbagliate, la parte superiore continuava a essere troppo lunga e quella inferiore troppo corta. Il maestro, guardando il suo disegno, gli diede dei suggerimenti, ma il giovane si irritò: «Un dipinto non deve per forza essere somigliante. Se dipingere significasse copiare pedestremente la realtà, tanto varrebbe limitarsi a fotografare». Il maestro si accorse che il giovane era seccato e non disse più nulla.

Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

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Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

Il maestro gli disse che quel giorno avevano in programma disegno di nudo dal vero, e che avrebbe dovuto spogliarsi. Il ragazzo notò che nell’atelier c’erano anche due donne sui vent’anni – una forse anche più giovane – che lo stavano guardando.
«A-Gui mi ha detto che dovevo togliermi solo i pantaloni», balbettò Jizong, ma si accorse che l’amico era già sparito. Si guardò intorno, confuso. Il maestro percorse con lo sguardo l’intero atelier, e sorridendo disse a Jizong: «Credo che A-Gui sia andato via. In fondo che problema c’è a togliersi i vestiti? Siamo adulti, non siamo forse fatti tutti allo stesso modo? Vedrai che ti abituerai subito, prova!». Jizong non rispose, non sapeva come fare a spogliarsi davanti a quella gente. Dove si era cacciato A-Gui? Se l’era svignata. Si sentiva solo e abbandonato e in cuor suo era infuriato con l’amico. Il maestro gli spiegò che quel giorno avrebbero dipinto per tre ore: ogni quarto d’ora avrebbero fatto una pausa di cinque minuti. Poi lo invitò ad andare dietro il paravento a spogliarsi.
Jizong si tolse la maglietta e uscì dal paravento a torso nudo.
«Ti puoi togliere i pantaloni?», gli chiese gentilmente il maestro; Jizong tornò dietro il paravento, se li sfilò e comparì in mutande. A disagio, teneva le braccia tese a coprire le parti basse e in attesa di istruzioni sbirciava timidamente il maestro; non osava guardare gli altri. Il maestro gli disse di mettersi di schiena, faccia al muro, di divaricare le gambe, alzare le braccia e appoggiarle alla parete: «Così, non muoverti!».
Dopo un po’ Jizong sentì il pittore che gli diceva: «Puoi toglierti anche le mutande?».

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A quell’ora si incontravano lì anche Sixian e Ningfang; mangiavano un piatto di spaghetti di riso saltati o qualche focaccina indiana, bevevano una tazza di caffè e poi facevano una passeggiata fino all’atelier. In quel momento erano seduti uno davanti all’altra a un tavolino all’aperto e mangiavano in silenzio la colazione che avevano di fronte. Intorno c’era un gran fermento, come una pentola di zuppa che bolle sul fuoco, loro invece erano silenziosi come i protagonisti di un film muto, non sembravano far rumore neppure le loro bocche che masticavano.
Di solito non era così. Anche se si vedevano almeno due volte alla settimana avevano sempre molte cose da dirsi, ma poiché la sera prima avevano fatto una brutta litigata, quel giorno si comportavano come estranei. Sixian aveva addirittura temuto che quella mattina Ningfang non lo raggiungesse, invece era arrivata come al solito; però non avevano detto una parola, se non per ordinare la colazione al cameriere. I loro sguardi si incrociavano di rado per rivolgersi invece a un grande albero di casuarina intorno al quale giocava chiassoso un gruppo di bambini.

Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

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Da L’atelier, di Yeng Pway Ngon

Quel giorno Jianxiong era arrivato presto, nell’atelier non c’era ancora nessuno. Posò il suo materiale e rimase in piedi fuori, accanto alla ringhiera, a fumare con gli occhi fissi sul furgoncino parcheggiato di fronte. Stava ancora rimuginando sulla discussione che aveva avuto la sera prima con Weihua. Quella settimana lo aveva incontrato due volte e si era un po’ pentito di avergli comunicato la sua decisione; era stato troppo precipitoso. Weihua gli aveva detto che sarebbe tornato per parlargli dopo un paio di giorni, ma lui era agitato e confuso, sentiva di non essere ancora pronto psicologicamente. E quando mai lo sarebbe stato?

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Yeng Pway Ngon su Leggere Tutti

Nello scorso numero di Leggere Tutti è stato segnalato L’atelier, di Yeng Pway Ngon, ricordando il Literature Prize 2012 e lodandone lo stile narrativo.

Un’intervista a Yeng Pway Ngon

La rivista CriticaLetteraria ha fatto qualche domanda a Yeng Pway Ngon, autore per Metropoli d’Asia di L’atelier. Si è parlato del libro, dei legami con la cultura occidentale del suo protagonista, e anche della sua attività di libraio indipendente a Singapore.

Segnalazioni per L’atelier

Riassumiamo in questo post, in aggiornamento, le numerose segnalazioni e recensioni ricevute da L’atelier, di Yeng Pway Ngon, tra articoli più vecchi e altri più recenti.

Ricordiamo che l’autore è stato ospite dell’ultima edizione del Festivaletteratura di Mantova.

Gioia (marzo 2015)

Leggere Tutti (ottobre 2014)

Quaderni Asiatici (settembre 2014)

L’Eco di Bergamo (settembre 2014)

Mondo Rosa Shokking - Intervista – YouTube - One in Three (inglese) (settembre 2014)

CriticaLetteraria (settembre 2014)

Radio Popolare (settembre 2014)

Il Tempo (settembre 2014)

Liberlist (settembre 2014)

Avvenire (settembre 2014)

L’Eco di Bergamo (settembre 2014)

Tempo x me! (settembre 2014)

Secolo XIX (settembre 2014)

npTribune (agosto 2014)

Emozioni in Font (agosto 2014)

China Files (novembre 2013)
Internazionale (novembre 2013)
Left (dicembre 2013)
Bassifondi (dicembre 2013)
Corriere della Sera (gennaio 2014)
Gazzetta di Mantova (gennaio 2014)
Stradanove (febbraio 2014)

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