Oggi mi sono comprato gli occhiali. Ero partito da quelli da sole, ma facevano l’effetto contrario e avrei finito per attirare l’attenzione, perciò ho scelto un normalissimo modello da vista, con le lenti finte, così da passare inosservato. La gente si fida di chi porta gli occhiali.
Ho preso anche il nastro adesivo. L’ho avvolto intorno alla mano per fare una prova e dopo, per toglierlo, ci ho messo un sacco.
Non avevo in programma l’acquisto di vestiti, poi sono entrato in un negozio mosso da pietà. Una cliente carina aveva appena umiliato la proprietaria, una piccoletta sui trent’anni con la faccia simile a un’arancia rinsecchita. Le cose belle piacciono a tutti, e con quell’attività commerciale rivendicava il diritto di essere attraente anche lei. Almeno così ho pensato. Appena ha alzato gli occhi, però, mi sarei mangiato le mani, perché non avevo mai visto uno sguardo più servile e sottomesso. E poi, mi seguiva dappertutto. Ero sul punto di andarmene, quando ha iniziato a parlarmi con la sua voce strana. «Quello che dagli altri paghi più di mille yuan, qui lo porti via a poche centinaia; è la stessa identica merce, ma a un prezzo migliore». Ha preso una T-shirt: «Provala, così vedi come ti sta. Di soldi parliamo dopo». Aveva un tono brusco. Allo specchio, non mi pareva di essere granché diverso; mi sono tolto la maglietta mentre lei commentava: «Ti sta a pennello». «Che modello volevi?» ha aggiunto subito.«Non hai quello che cerco».
Sono uscito.«Prova a dirmi».
«È impossibile».
Mi ha seguito fuori come un cane bastonato. In quel momento ho visto un funzionario che indossava un completo impeccabile, scarpe lucide di cuoio e cartella portadocumenti.
«Ecco, ce l’hai quello?»
«Certo!» ha risposto con un gridolino strozzato.
«Hai anche scarpe e cartella?»
«Ho tutto».
È tornata dentro, tenendomi d’occhio per paura che me ne andassi, e si è messa a rovistare negli scatoloni. Aveva davvero tutto, però la cartella era marrone. Sono andato in camerino, ho indossato il completo e le scarpe, mi sono messo la cartella sotto il braccio e, quando sono uscito per specchiarmi, ho no-tato un tubetto di gel su un tavolo. «Se ne uso un po’, non me lo metterai in conto?» le ho chiesto.
«No, fa’ pure».
Da E adesso?, di A Yi
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Da dollari la mia passione, di Zhu Wen
Prima di uscire prendo dun que i soldi che ho messo sotto il materasso. Sono i miei risparmi e voglio spenderli tutti tutti fino all’ultimo centesimo, che per me è la cosa più bella del mondo. Peccato che non ne abbia mai avuti tanti da scialacquare, sono sempre stato sfortunato. Ma sono sicuro che un giorno diventerò una celebrità e allora mi basterà aprire la porta per essere investito da palate di banconote che mi colpiranno in faccia, così tante che non saprò come ripararmi. Dollari, che aspetto meraviglioso hanno queste cose chiamate dollari, cariche di esotico fascino ammaliatore! E la banconota da un dollaro sospesa nell’aria, così, come per magia, si trasforma in tanti renminbi che scendono fluttuando dal cielo blu, verso il quale io protendo le mani, per accogliere pieno di gratitudine quella pioggia munifica che mi rende così felice. Non avrò il minimo problema, se solo mi darete un’occasione vi mostrerò la mia capacità di spendere. Vorrei proprio farvi vedere almeno una volta che razza di inossidabile macchina da spesa io possa essere: vi lascerò senza fiato! Poi, come profetizzano i miei amici, morirò vecchio e solo, in miseria, ma in fondo è un finale che non mi dispiace, visto che a quel punto, dovesse prendermi ancora la voglia di annusare il profumo di donna, non avrò abbastanza carburante per accendere il motore, non ce la farò più, e allora di avere soldi non me ne fregherà un bel niente.
Da Dollari la mia passione, di Zhu Wen
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A Yi su Internazionale tra i libri per l’estate
La rivista Internazionale ha scelto 11 libri per l’estate. In compagnia di altri ottimi romanzi viene suggerito anche E adesso?, di A Yi, l’ultimo libro uscito per Metropoli d’Asia, proponendo la recensione ricevuta l’anno scorso sul The Wall Street Journal.
La storia comincia in una piccola città cinese, dove uno studente delle scuole superiori progetta di assassinare una compagna di classe solo per sconfiggere la noia e l’indolenza. E adesso? è un’indagine psicologica su una mente malata. A dare al libro la sua energia non sono la suspense dell’inseguimento e i colpi di scena della trama, ma l’ardore pulsante di questo diciannovenne nichilista.
(continua a leggere su Internazionale)
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Silvia Pozzi, traduttrice di A Yi, intervistata su Quaderni Asiatici
La prima pagina dell’intervista realizzata su Quaderni Asiatici da Maria Tatsos a Silvia Pozzi, docente di Lingua e letteratura cinese all’Università Bicocca di Milano e traduttrice per Metropoli d’Asia.
L’intervista verte sull’autore di E adesso?, A Yi, e si concentra sul suo stile narrativo innovativo e in parte influenzato dalla letteratura straniera. Da qui si è poi parlato delle nuove tendenze della letteratura cinese e della grande passione dei cinesi per la lettura.
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E adesso? segnalato sulla rivista del Touring Club Italiano
Touring, la rivista del Touring Club Italiano, ha segnalato E adesso?, di A Yi, con toni di notevole apprezzamento per il romanzo.
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Metropoli d’Asia acquisisce i diritti per il prossimo libro di A Yi
A Yi ha concesso i diritti del suo secondo romanzo inedito, Wake up at 9, a Metropoli d’Asia per il forte legame di amicizia che lo lega alla casa editrice, dopo la pubblicazione di E adesso?.
Il romanzo uscirà nel 2017 in contemporanea con la Cina ed è stato già acquistato da One WORLD per l’edizione in lingua inglese per tutto il mondo.
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E adesso? tra i libri dell’estate secondo Wired
Il sito di Wired propone una lista di 50 libri da leggere per l’estate. Tra questi, anche E adesso?, di A Yi, il più recente romanzo pubblicato da Metropoli d’Asia.
Un giovane uccide una compagna di scuola, la chiude in una lavatrice e fugge. Viaggio in prima persona in una mente criminale e lucidissima, fra premeditazione e dannazione.
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Da Se non è amore vero allora è spazzatura, di Zhu Wen
Un gruppetto di giovani vestiti in modo strambo e appariscente, che si sgolano come pazzi, accorre disordinatamente dall’altro lato della strada simile a uno sciame di vespe. Gli sfaccendati riconoscono in Xiao Ding una faccia nota: anche lui, come loro, spesso e volentieri se ne va a zonzo per le strade e qualche volta si sono persino scambiati un’occhiata, loro da un lato della via e lui dall’altro. Si fanno largo a spintoni tra la folla assembrata tutt’intorno, piombano senza tanti complimenti addosso al forestiero e lo riempiono di botte. In men che non si dica quello si ritrova la faccia coperta di sangue, è tutto un patetico gnè gnè cui si mescola un persistente rumore di lenti che vanno in frantumi, mentre a terra sono sparsi dappertutto occhiali rotti e occhiali ancora integri. All’improvviso un tizio con una cintura da rockettaro tutta larga, che inizialmente non ha partecipato alla mischia e se n’è rimasto in disparte a guardare a braccia conserte, si impadronisce di uno sgabello e, facendolo roteare, si lancia con furia cieca su quel disgraziato di un forestiero che implora pietà, e glielo schianta in testa. Il venditore di occhiali da sole crolla barcollando a terra, incapace di muoversi. A questo punto si sente qualcuno gridare: Arriva la polizia! La reazione del branco di ragazzotti è fulminea: sbandano tra le grida e si mettono a correre, mentre qualcuno di loro non tralascia di arraffare da terra qualche paio di occhiali rimasti miracolosamente intatti. Xiao Ding se ne sta seduto in disparte su uno sgabello con lo sguardo fisso, del resto la rissa non lo riguardava più già da un bel pezzo. Un tizio del posto gli dice a bassa voce: Cosa fai qui impalato, mettiti a correre, aspetti di crepare? Lo sguardo di Xiao Ding cade sul forestiero che se ne sta raggomitolato a terra, proteggendosi ancora la testa con le braccia e sforzandosi di reprimere gemiti di dolore. Ha il corpo percorso da spasmi continui e rabbiosi, come un vecchio cane pestato fino a spezzargli la colonna vertebrale. Xiao Ding scatta in piedi, si dà un’occhiata intorno e comincia a correre a rotta di collo nella stessa direzione in cui è fuggito il branco. Dopo un po’ ha la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra. Si ferma e fa ancora qualche passo, ma poi pensa che tutto ciò è ancora meno logico, e riprende a correre più a perdifiato di prima. Finisce addosso a una signora di mezza età, appena uscita dal centro commerciale con una scatola di scarpe in braccio. Lo scontro gli dà il tempo per una pausa di riflessione: si intrufola nell’emporio tra gli strilli e gli improperi della signora, si fa strada in mezzo a una folla compatta, sbuca da un’uscita secondaria, attraversa la strada e si infila svelto nella pelletteria di fronte. È stipata di cittadini previdenti che si accingono a comprare vari articoli in pelle per l’inverno, approfittando dei convenienti prezzi estivi, e sudano copiosamente mentre esaminano la fattura della merce a caccia di difetti. Chissà perché, ma quella gente gli ispira una rabbia incomprensibile: in cuor suo maledice con tutto se stesso quella gentaglia capace di una vita così ben pianificata, mentre segue la strada indicata dai cartelli alla disperata ricerca di un bagno.
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E adesso? segnalato da Tu Style
La rivista Tu Style ha dato spazio con una segnalazione a E adesso?, l’ultimo libro pubblicato da Metropoli d’Asia di A Yi, ricordando sia uno degli autori cinesi contemporanei più interessanti.
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Silvia Pozzi, traduttrice per Metropoli d’Asia, intervistata da agiChina
Silvia Pozzi, docente di lingua e letteratura cinese e traduttrice per Metropoli d’Asia, è stata intervistata da agiChina per parlare di Verso Nord. unonoveottootto, di Han Han. Si è parlato anche delle numerose differenze di linguaggio con il romanzo di esordio dell’autore cinese, Le tre porte. Infine, anche qualche suggerimento su altri autori e generi della letteratura cinese non ancora tradotti in italiano.
Che cosa l’ha colpita di più di “Verso nord unonoveottootto”?
Il romanzo si snoda lungo due piani temporali, quello dell’infanzia del protagonista, la voce narrante, e quello del viaggio in macchina con la prostituta Nanà. L’infanzia è raccontata non con rimpianto, ma quasi senza emozione, solo come una serie di ricordi cristallini. Ne emerge l’importanza dei rapporti di amicizia, valore tipicamente confuciano, un pezzo di sé che ci si porta nella vita. Il viaggio on the road è invece una fuga da qualcosa verso qualcosa che non si capisce bene: la meta non è certa, quel che è certo è che sembra sempre che si scappi. Anche se si tratta di una non-storia, in cui non succede nulla, quando si arriva alla fine del libro ci si accorge che il viaggio fatto con i protagonisti non è stato invano. Han Han, senza dare spazio alle emozioni, descrive azioni che lì per lì sembrano innocue, ma che poi ti lavorano dentro. Racconta in modo cinico la brutalità dell’essere umano, ma sotto la superficie fa filtrare una grande umanità. Rendendo ad esempio i due protagonisti, molto lontani tra loro per identità e per vissuti, molto complici.
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