Il padre di Lin Yuxiang selezionava le letture come se strappasse foglie a un cavolo, facendo piazza pulita della magnifi cente storia della letteratura cinese. Alla fi ne, racimolò alcune opere senza imperfezioni da far studiare a Lin Yuxiang che, nonostante il suo odio per il cinese classico, fu costretto a imparare a memoria roba come «Ciascuno stenta a sopportare delle cose, compierle è segno di benevolenza. Ciascuno tende a non volere fare delle cose, adempierle è segno di giustizia» o frasi un po’ più semplici, tipo: «Non c’è passato, non c’è presente, nessun inizio e nessuna fi ne». Dopo un anno e passa di studio, Lin Yuxiang sapeva a memoria centinaia di citazioni, possedeva in sostanza la stessa preparazione di un fi losofo, anche se gliene mancava la maturità. Quando aveva sette anni, andò a casa loro un amico del padre, un tizio che lavorava nella redazione di un giornale di Shanghai città. L’uomo si lamentò delle diffi coltà incontrate nel rinnovamento della testata e delle enormi preoccupazioni correlate all’operazione. A Lin Yuxiang scappò detta una citazione a casaccio: «Se temi il capo e temi la coda, cosa rimarrà?». Il redattore, a essere ammonito così da un bambino, con un riferimento tratto dallo Zuo zhuan, si ringalluzzì, sentendosi spronato a non perdersi più d’animo per delle quisquilie. Riempì Lin Yuxiang di complimenti e gli chiese su due piedi di scrivere una fi lastrocca per il giornale. Lin Yuxiang aveva la metà degli anni del poeta Wang Bo quando rivelò il proprio genio e, ovviamente, non ne era in grado. A otto anni Lin Yuxiang conosceva tanti caratteri quanti uno di prima media e le maestre lo trattavano da bambino prodigio, cosa che riempì di superbia il padre che smise di obbligarlo a studiare il cinese antico. Fu una liberazione per la sua fantasia, tanto che compose una poesia:
L’anatroccolo fa qua qua
Niente pappa niente nanna fa
Chissà perché ci si chiederà
I compiti fatti lui non ha
Quando suo padre la lesse andò in visibilio, defi nendola una poesia simbolista, e la spedì all’amico redattore perché la pubblicasse quanto prima.
Da Le tre porte, di Han Han