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    La casa editrice di Andrea Berrini, scrittore e saggista. L’obiettivo: scoprire e tradurre narratori contemporanei asiatici che propongono scritture innovative.
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Tutti i post su citazioni

Da Memorie di un assassino, di Kim Young-ha

 

Quando ho ucciso l’ultima volta? Sarà stato venticinque anni fa… o forse no. Ventisei. Non ero spinto a farlo da un banale impulso omicida, né tantomeno da una perversione di natura sessuale. No. Mi spingeva l’amara consapevolezza di non essere mai stato in grado di assaporare un piacere perfetto. Meglio: mi spingeva il desiderio di poterlo finalmente gustare una volta per tutte. «So che puoi fare di meglio», mi ripetevo ogni volta che seppellivo una nuova vittima. E me lo sono ripetuto finché, a un certo punto, quella speranza ha smesso di pulsarmi dentro.

Da Memorie di un assassino, di Kim Young-ha

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Da L’uomo tigre, di Eka Kurniawan

Nessuno aveva mai sentito parlare di un metodo così primitivo per uccidere. Negli ultimi dieci anni in città si erano registrati dodici omicidi, commessi con un machete o una spada. Mai una pistola, mai un kris e soprattutto mai i morsi. O meglio, c’erano stati centinaia di casi che avevano implicato morsi, particolarmente in liti tra donne, ma nessuno si era concluso con la morte. Le identità dell’assassino e della vittima rendevano la notizia ancora più sconvolgente. Conoscevano molto bene sia il giovane Margio sia l’anziano Anwar Sadat, e non avrebbero mai creduto che potessero diventare protagonisti di una tragedia del genere, a prescindere da quanto Margio desiderasse uccidere qualcuno e da quanto fosse odioso l’uomo di nome Anwar Sadat.

Da L’uomo tigre, di Eka Kurniawan

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Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

All’improvviso un suono dirompente trafigge l’aria, come il grido convulso di un uccello intrappolato in una stanza. Jian si riscuote dal torpore. Si trova nella biblioteca dei pazienti. I suoi compagni di ospedale sono concentrati nel sudoku o nelle parole crociate. Lui è sveglio, ma la stanchezza gli si avvinghia agli arti. La sua mente è posseduta da allucinazioni olfattive della sua zuppa preferita, quella di manzo e maiale con tanto pepe di Sichuan. La zuppa sta fumando proprio davanti ai suoi occhi. Per lui la Cina è ancora viva, riesce ancora ad assaporarla. Fiuta l’odore acre e malsano dei vicoli di Pechino e sente il pizzicore del peperoncino nell’aria tra i banchi del mercato. Aspetta. Con il corpo stanco e pesante.

Da La Cina sono io, di Xiaolu Guo

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Da 20 frammenti di gioventù vorace, di Xiaolu Guo

STUDIOS CINEMATOGRAFICI DI PECHINO
SCHEDA DI ISCRIZIONE PER COMPARSE

Nome: Fenfang Wang
Sesso: femminile
Anno di nascita: 1980
Luogo di nascita: Jiang Shan Cun, Huang Shi Xian, provincia dello Zhejiang
Condizione sociale dei genitori: contadini, non comunisti
Istruzione: licenza media
Altezza: 168 cm
Misure: 85-69-90
Gruppo sanguigno: B
Animale zodiacale: scimmia
Segno zodiacale: scorpione
Personalità: versatile, può recitare parti di personaggi estroversi e introversi, socievoli o timidi
Esperienze di lavoro: donna delle pulizie presso l’Ostello del popolo; operaia; maschera presso il Cinema dei Giovani Pionieri
Competenze: Inglese Livello 2; dattilografia; fabbricazione di lattine di metallo (5 lattine in 45 secondi)
Limitazioni: nessuna
Hobby: Guardare film, soprattutto di Hollywood; leggere romanzi occidentali tradotti

Da 20 frammenti di gioventù vorace, di Xialu Guo

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