Scrittore decisamente anomalo Sun Ganlu. Lo incontro una sera, siamo a cena con un interprete come spesso accade con gli scrittori della sua generazione (ha più di cinquant’anni). La conversazione dunque non è facile, frammentata, e lui tiene basso profilo: è timido, mi sussurra l’interprete.
Vale dunque la pena di proporgli una riflessione sulla differenza tra gli scrittori della sua generazione e quelli più giovani, lui ammette che sì, i più giovani sono spesso più aperti e chiacchieroni, ma si spinge più in là: è Internet che fa la differenza, perchè i social network (Facebook è spesso censurato per lunghi periodi, ma c’è un programmino che consente di aggirare il ban) stimolano il narcisismo degli utenti.
Mettersi in mostra è la parola d’ordine, parlare di sè, esibirsi. Al contrario di lui, che preferirebbe non essere mai intervistato, ma si deve piegare a esigenze di marketing. Gli chiedo se questa differenza (narcissimo vs. ritrosia?) si ripercuota nella scrittura, lui resta nel vago. Sun Ganlu ha scritto una ventina di anni fa un romanzo che qui viene definito d’avanguardia: flusso di cosclenza, la narrazione che procede seguendo lo sviluppo degli stati d’animo del protagonista.
Quando gli chiedo che scrittori italiani conosca mi nomina subito il Calvino di Se una notte d’inverno… (peraltro sempre popolare in tutta l’Asia del Sud est) e Moravia. In realtà quel suo primo romanzo (già è indicativo il titolo: Respirare), letto nella traduzione francese, mi pareva quasi impossibile da proporre in Italia. È come se Sun Ganlu, più o meno contemporaneamente a Tienanmen e quindi in epoca di fioritura culturale, avesse riproposto qui un percorso tutto europeo, che se da noi ha avuto decenni di… respiro, qui si è bruciato nell’arco di un romanzo.
Sun Ganlu ha scritto poco, in realtà. Numerosi pezzi brevi, commenti, racconti su riviste e giornali, del resto è bel legato alla locale Associazione degli Scrittori (body di forte derivazione governativa, molto allineato). Quindi novellette brevi, un solo altro romanzo, e un recente volume su Shanghai: memorie, riflessioni, studi.
Ora è al lavoro su un soggetto che mi pare interessante. Al centro di questo nuovo romanzo c’è un dipinto classico, molto conosciuto, che ritrae una montagna, un prato, un titpico paesaggio cinese insomma. Lui ritiene che questo quadro ben rappresenti l’anima cinese, lo spirito di appartenza alla nazione: homeland, mi traduce l’interprete. Nel romanzo c’è una storia d’amore che si conclude con un tradimento: tra i denaro e l’amore, il protagonista sceglie il denaro: che gli servirà per acquistare una riproduzione d’autore di quel dipinto. E’ un tema abbastanza tipico, per altro. Vedremo che ne sarà del romanzo.
Di Sun Ganlu stupisce la diversità dagli scrittori della sua generaziopne (generalmente orientati su racconti di villaggio, o rivolti al passato, alla Rivoluzione Culturale piuttosto che a tematiche metropolitane) come da quelli più giovani (metropolitani sì, ma dalla scrittura estremamente più semplificata e gergale, decisamente antiletterari).