Mi risveglio che è sera, apro la minuscola finestra ed entra una brezza leggera. Mi soffermo a guardare fuori: è un paesino anonimo con tetti di tegole grigie, la strada è fatta di negozietti con brutte insegne e un viavai di camionisti in cerca di un posto per mangiare. Davanti all’albergo si ferma un camion vuoto; accanto c’è un bambino che gioca con la palla. Un treno corre lungo la ferrovia, che sarà a cento metri da qui, conto i vagoni: ventitré. Contare i vagoni è un gran bel passatempo; l’unica pecca è che non c’è modo di fare la verifica. Ma che importa, almeno si trascorre il dannato tempo totalmente concentrati, senza pensieri. Anche il bambino di sotto li ha contati. Dopo l’ultimo si gira verso il padre per dirgli: «Papà, erano ventiquattro».
L’uomo non gli dà retta, intento com’è ad aiutare il camion nelle manovre.
Da Verso Nord. unonoveottootto, di Han Han
Posted by Metropoli d'Asia on maggio 25, 2016
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Da L’impero delle luci, di Kim Young-ha
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Oggetti smarriti su Il Fatto Quotidiano
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