Literary Vs. Commercial

Su The Hindu Literary Review, vi segnalo un bell’articolo di Adithya Sudarshan che lamenta, a suo dire, uno scadimento nella produzione narrativa indiana. Ciò che viene messo all’indice è in realtà il lavoro degli editor, propensi a pubblicare una narrativa definita commerciale, che molti ritengono specchio fedele dell’India di oggi. In realtà molti dei ‘chiklits’ o gialli o romanzoni giovanili si limitano e rendere una visione superficiale della vita dei ceti medi indiani, piena di stereotipi e ripetizioni. Perché, si domanda Sudarshan, non proporre una narrativa di qualità, che pure sia in grado di attrarre (giovani) lettori che chiedono di leggere (e quindi poi parlare, discorrere) della loro quotidianità, delle loro vite così come sono? Sudarshan va oltre. Dove nasce la falsa differenziazione tra narrativa commerciale e narrativa letteraria? Non è meglio parlare di narrativa tout court, e distinguere tra cattiva fiction e buona fiction? (Lo diceva il buon Frank Zappa: non ci sono generi musicali, c’è solo musica buona e musica cattiva).
Metropoli d’Asia vota a favore.

Precedente
Successivo
  • http://www.bassifondi.com Mad Max

    Aggiungo il mio voto. Ma mi chiedo: si parla dell’India o dell’Italia? Sudarshan ha una vaga idea di che cosa sia un libro sulle barzellette di Totti o di qualunque altro comicocalciatorepresentatore? Faglieli vedere: penso che troverà i chiklits indiani di una profondità abissale.

standingalmeta@mailxu.com ondersma@mailxu.com