Spesso, in molti paesi asiatici, mi sono visto proporre raccolte di racconti di autori giovani o meno giovani. Le ho trovate interessanti (personalmente ho una predilezione per il racconto breve) , ma ho spesso dovuto declinare l’offerta: in Italia il genere trova pochi lettori. E’ un dato di fatto: se si escludono pochi nomi di grandi autori, o raccolte da parte di scrittori già conosciuti per il loro romanzi, il cammino nelle librerie Italiane di un volume di racconti è impervio, il fiato è corto, la sorte segnata. Sappiamo che non è così in area anglosassone, e ho visto di persona che non è così in molti paesi dell’Asia orientale: Singapore, Taiwan, Corea del Sud per fare qualche esempio. Molti autori si specializzano nel genere, e i lettori li seguono. Chiacchierando del tema, laggiù, ho provato a spiegare che (forse) il lettore italiano preferisce una immersione profonda nella narrazione, e ama ritrovare gli stessi personaggi sera dopo sera, o immergersi in una lunga lettura durante una vacanza. Chi legge racconti a Singapore, a Seoul o a Taiwan mi risponde: mi pare più logico chiudere la mia giornata con la lettura di un testo che si conclude dopo una ventina di minuti, e poi spegnere la luce sul comodino. Del resto si sa che i nostri giornali e magazine, la domenica o a ridosso delle vacanze, si riempiono di racconti brevi, segnale che il genere può incrociare l’interesse dei lettori. So anche che il lettore più giovane in Italia è più incline al racconto di quanto non siano le generazioni che lo precedono, e che forse un genere più ‘mordi e fuggi’ incontra l’interesse dei ragazzi più di un romanzone di settecento pagine (anche questa sembra una novità degli ultimi anni: gli italiani prediligono testi lunghi, al punto che qualche editore ha cominciato a gonfiare i propri volumi, proprio per aumentarne l’impressione di ponderosità). Ma a me spiace declinare l’offerta di tradurre e pubblicare alcune ottime raccolte di racconti che mi sono state proposte. Che fare?
Perché in Italia non si leggono i racconti?
Posted by Andrea Berrini on aprile 16, 2010
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